In questi ultimi mesi si sono svolti un paio di incontri con imprenditori che hanno proposto interessanti interventi di recupero di Forte Marghera. Ritengo che la proposta degli imprenditori tedeschi, incubatore di arti e mestieri innovativi, foresteria e commercio dell’arte di produzione in sito, sia compatibile con lo sviluppo di un campus universitario, dove studio, arte, e sport possano convivere in un ambito suggestivo e affascinante.
No a qualsiasi ipotesi di parcheggi per auto per turisti o utenti che non siano gli operatori.
Lì si dovrà arrivare in bici o con i mezzi pubblici.
Un futuro collegamento con una pista ciclabile ecocompatibile che unisca via Torino, il Forte, il parco di S.Giuliano con S.Giobbe completerebbe e favorirebbe la sistematicità dell’opera, sia per relazioni universitarie, che per un ipotetico circuito ciclabile ….forti…. Certosa, S.Andrea, Vignole ..S.Erasmo……Treporti…Caorle, Lignano….Grado, Trieste.
L’ipotesi di recupero di Impregilo, la città del bimbo, non si addice al sito, ma è una idea ottima che potrebbe essere sfruttata altrove. Altri forti con grandi superfici a disposizione o altri siti limitrofi, potrebbero essere presi in considerazione . La giunta dovrebbe farsi carico di non perdere questa grossa occasione di investimento. Attirare investimenti, in questi momenti di crisi, è nostro dovere. Di seguito esprimo la mia opinione in merito al possibile sviluppo funzionale e sistemico dell’area.
Forte Marghera
Forte Marghera è certamente un luogo suggestivo, particolare, di grandissimo valore storico testimoniale, ma poco conosciuto. La stragrande maggioranza delle persone lo percepisce come luogo terrestre, dove sorgono fabbricati degradati, a cui si accede da una via che porta il suo nome, anch’essa lasciata colpevolmente al degrado. Non trascurerei l’ipotesi di completare il recupero dei due cunei della fortificazione, ora distaccati su via Torino e oltre via Forte Marghera. Il progetto dell’arch. Di Mambro, innamorato dell’idea di una grande città unita dall’acqua, giace dimenticato in qualche cassetto; i manifesti che lo riproducono, una volta appesi in bella vista in molti uffici dell’urbanistica comunale, sono sempre più rari. Nelle proposte di questi giorni la riva d’acqua appare, ai più, il semplice contorno della terra.
In pochi sono coscienti dell’enorme valore storico ed ambientale di quegli argini in pietra d’Istria, del fascino, della necessità del recupero dei canali attorno al forte. Molte volte mi sono pregiato di intervenire sull’argomento portando l’attenzione sull’importanza, sulla complessità e sull’onerosità di un eventuale progetto di recupero. Forte Marghera ha bisogno di una attenzione che va oltre. Può diventare il simbolo dell’unione, la cerniera urbana di relazioni, tra terraferma e il centro storico, che hanno continuità in laguna e più precisamente con S. Giobbe, dove l’Università di Venezia recupererà una vasta zona per sviluppare proprie funzioni. S. Alvise, stazione S. Lucia, S. Giobbe, Forte Marghera, via Torino. Un’asse di sviluppo forte e chiaro, da cui non è possibile prescindere, se abbiamo a cuore lo sviluppo di una grande città unita. I ragazzi che oggi si prodigano per tenere in vita l’ambito vicino al ponte sono una risorsa che non dovrà essere dispersa, ma il progetto non può finire lì. L’Università di Venezia e la stessa Amministrazione Comunale sembra che non abbiano ancora recepito questo aspetto simbolico e strategico del recupero di Forte Marghera. L’operazione della caserma Manin è la dimostrazione di come l’obiettivo della speculazione prevalga su quello della pubblica utilità, anche in enti che dovrebbero partecipare come protagonisti nello sviluppo di una grande città unica ed unita. In questi giorni l’Università dichiara di non ritenere lo sviluppo di via Torino strategico. Ma, Perché?
Ci si meraviglia della mediocrità delle prospettive basate sulla monotematica turistica? Si da colpa agli albergatori e agli operatori turistici che sfruttano la città e la monopolizzano?
Venezia è una città bellissima, a misura ‘uomo, e delle mete più ambite. Gli studenti di tutto il mondo vorrebbero venire a studiare in questa città dove storia, cultura ed ambiente si manifestano a chiunque li sappia leggere. A Venezia un sito universitario organizzato bene avrebbe sicuro successo. Auspico che l’Università di Venezia sappia cogliere il momento.