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Risposta in Consiglio - Interrogazione nr. d'ordine 756

Venezia, 24 ottobre 2011
 

Al Consigliere comunale Simone Venturini
Al Vicesindaco Sandro Simionato


e per conoscenza

Al Presidente del Consiglio comunale
Ai Capigruppo
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Vicario

 

Oggetto: segnalazione di risposta in Consiglio comunale per interrogazione nr. d'ordine 756 (Nr. di protocollo 154) inviata il 04-08-2011 con oggetto: Possibile apertura di un centro di culto a Marghera in Via Paolucci 42

 

L'interrogazione è stata trattata nella seduta del Consiglio comunale del 17-10-2011.

Si riporta di seguito l'estratto del resoconto stenografico relativo agli interventi in oggetto.

 

 

TURETTA - Presidente del Consiglio:
Finiamo il pacchetto Venturini. C’era questo n. 21, interrogazione presentata con oggetto “Possibile apertura di un centro di culto a Marghera in via Paolucci 42”. Ho visto che è intestata sia al Vice Sindaco che all’Assessore Micelli. Prego, Venturini.

VENTURINI:
Sì, sono due interrogazioni, la prima... entrambe... il contenuto è identico, ma ritengo di... ho ritenuto di averle indirizzate sia al Vice Sindaco sia all’Assessore Micelli perché concernono due profili differenti: il primo sotto il profilo della procedura di pratiche edilizie, e quindi della s.c.i.a., depositata agli uffici dell’edilizia privata; e la seconda riguardante il profilo sociale, quindi di mediazione culturale che il Servizio di Immigrazione il Comune di Venezia svolge. La situazione è forse nota a molti, la descrivo brevemente, per sommi capi. Nel mese di luglio pervengono alcune segnalazioni, si a me e sia alla Municipalità, con cui i cittadini segnalano l’apertura, o perlomeno, l’inizio di un’apertura di un centro di culto all’interno di un ambiente condominiale, al piano terra, di una ex scuola di danza, al civico 43 di via Paolucci. Questo tam-tam tra cittadini ha creato una serie di interrogativi tutt’altro che xenofobi o volti ad impedire o porre allo scontro tra culture, ma semplicemente ponendo alcune preoccupazioni relativamente all’ampiezza degli spazi, alla possibilità di parcheggi, all’inserimento in un contesto condominiale, che alcune problematiche può creare, indipendentemente dal fatto che preghino Allah, Vishnu o Gesù Cristo, il fatto resta. Cioè, quando tante persone si recano in uno spazio chiuso e particolarmente ristretto, il dubbio che possano nascere alcuni disguidi a livello condominiale, a livello residenziale è abbastanza fondato. Questi dubbi sono sfociati in un’assemblea pubblica che si è tenuta qualche settimana fa a Marghera, in cui i cittadini hanno manifestato alcune preoccupazioni relativamente a questa possibile apertura, preoccupazioni che non sono assolutamente, come dicevo prima, a sfondo razziale o intollerante, semplicemente ponendo la questione che è giusto che i cittadini abbiano un luogo di culto dove poter pregare, è altrettanto giusto a che questi luoghi di culto non creino sconquasso e preoccupazoine tra i condomini che vedono, al piano terra, nascere una realtà vivace, com’è giusto che sia. Quindi si è posto l’interrogativo al Comune di Venezia, affinché, in primis, organizzasse dei momenti di incontro per spiegare cosa stava avvenendo in quella struttura, evitando, così, un diffondersi di voci non vere e, in second’ordine, cercare di mediare con i cittadini del Bangladesh, che ho avuto il piacere di incontrare e conoscere, con i quali ho stretto anche dei buoni rapporti, cercare, eventualmente, degli spazi più consoni e magari non inseriti in un ambito condominiale, affinché possano svolgere, anche loro, in un quartiere degno, in un ambiente degno le attività culturali e di culto che è giusto che ad essi vengano riconosciute. Quindi lungi da essere un’interrogazione per impedire ai cittadini del Bangladesh di avere un loro luogo di culto, ma semplicemente per invitare il Comune, se è possibile, a ricercare una soluzione alternativa, che tenga conto delle esigenze dei cittadini del Bangladesh, ma anche di quelle dei cittadini che vedono, al piano terra di un loro condominio, nascere un centro di culto che, per sua conformazione, potrebbe e potrà, sicuramente, in futuro, divenire punto di incontro e di ritrovo di numerosi cittadini. Grazie.

TURETTA - Presidente del Consiglio:
Prego, Vice Sindaco.

SIMIONATO - Vice Sindaco:
Non ho dubbi che l’interrogazione del Consigliere Venturini abbia il senso che lui stesso sottolineava, e quindi rispondo in assoluta tranquillità e serenità rispetto all’interrogazione, per quel che riguarda, poi, strettamente le competenze dell’Assessorato alle Politiche Sociali, e quindi non per la parte della procedura tecnica, di cui non ho tutti gli elementi evidentemente di riscontro puntuali. Il tema della possibilità di praticare la propria religione è un tema complesso, non solo per la religione musulmana, ma per il contesto delle religioni. L’Amministrazione, quando può, naturalmente oltre ad un dovere “costituzionale”, di libertà... di garantire la libertà di religione a tutti, tende a capire se è in grado di facilitare percorsi volti, appunto, a garantire questo diritto costituzionale, che vale, per quel che mi riguarda, per i cittadini italiani, ma anche per i cittadini ospiti del nostro Paese, ritenendo che la religione sia uno degli elementi fondamentali nella crescita e nella dimensione di una persona, indipendentemente, appunto... cioè partendo dal presupposto che uno abbia, evidentemente, un’impostazione ed un sentimento ed una fede religiosa. Quindi l’Amministrazione ha, diciamo così, la responsabilità di facilitare percorsi, se è possibile, naturalmente in termini di realizzazioni di luoghi di culto specifici, adatti a questa funzione. Sappiamo bene che cosa significa, oggi, nel contesto in cui noi viviamo in Italia, solo per presumere la necessità e la possibilità di aprire un luogo di culto come una moschea, con giudizi e pregiudizi che spesso ci sono, in particolare su questa religione, che evidentemente più di altre crea momenti di difficoltà e di contrasto con le altre religioni o, perlomeno, con una parte dei cittadini praticanti altre religioni. In questo caso noi non è che abbiamo favorito la costituzione di una moschea, c’è un gruppo di cittadini che, legittimamente, rispondendo ai bisogni ed alle necessità della normativa vigente, utilizza uno spazio privato, lo affitta, lo mette dal punto di vista della normativa a posto e ne fruisce. Dentro a questo spazio privato probabilmente si fanno anche momenti di preghiera, probabilmente non solo momenti di preghiera. Naturalmente questo non vuol dire che se il problema c’è, ed è vissuto come problema, non debba essere necessariamente affrontato, in particolare a Marghera i Servizi Immigrazione da questo punto di vista sono presenti in chiave di mediazione, sostanzialmente di mediazione per consentire, appunto, di sposare esigenze evidentemente differenti. Ed in questo senso, nel momento in cui l’operazione avrà o affronta, se affronterà in maniera problematica, anche i nostri servizi saranno in strada, nel senso sul luogo a tentare di mediare. Dopodiché la possibilità di utilizzo di spazi pubblici, anche in questo caso, vengono consentiti per l’attività di... in questo caso celebrazioni particolari, dove i numeri sono particolarmente rilevanti, di poter usare degli spazi pubblici. L’ex Plip, il Palaplip a volte viene destinato a queste funzioni, la Monteverdi, finché c’era, ha avuto questa possibilità di uso, e così altri spazi ed altri luoghi del nostro Comune, nella logica, come dicevo prima, del tentativo di consentire a tutti di praticare in serenità, e senza creare disturbo agli altri, la propria religione.

TURETTA - Presidente del Consiglio:
Consigliere Venturini.

VENTURINI:
Grazie, Presidente. Io mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta del Vice Sindaco, che ovviamente sostiene posizioni che io condivido in pieno, come bisogno ed il diritto dei cittadini ospiti, come li ha chiamati il Vice Sindaco, in Italia, di poter fruire di spazi per le loro attività, sia culturali ma sia anche di preghiera e di culto, è un diritto costituzionalmente garantito, che ovviamente nessuno vuole mettere in discussione ma, anzi, dov’è possibile agevolare. Io stesso, due anni fa, ero presente all’inaugurazione della moschea di via Monzani, moschea o centro di culto o come tecnicamente si deve definirlo, perché moschea ce n’è una a Roma ed una a Milano, ma non sono ovviamente moschee, queste di cui stiamo parlando, se non per, appunto, una vicinanza di termini e semantica, perché credo che sia giusto garantire, in una città grande come Venezia, dei luoghi degni per tutte le persone che credono in una religione diversa da quella cristiana-cattolica. Questo ovviamente è un punto fermo da cui parte la mia segnalazione, che però, a sua volta, pone alcuni interrogativi sull’opportunità di uno spazio in un ambiente condominiale, e quindi vorrei che l’Amministrazione comunale cercasse di intensificare intanto la mediazione, di raccogliere le istanze, ovviamente anche quelle legittime e non strumentali dei mille cittadini che hanno firmato una raccolta di firme, diffusa per il quartiere, perché la Cita vive già una situazione di tensione difficile, in cui il 33% della popolazione è popolazione immigrata, e quindi crea alcune fisiologiche tensioni con la cittadinanza. E’ un fenomeno che va, secondo me, governato, per evitare poi che queste tensioni diventino una regola, e va governato sia spiegando ai cittadini ospiti alcune cose, ma sia facendo un lavoro proprio sugli italiani, affinché comprendano bene che non sono ostili, ma sono cittadini che hanno tutti i diritti e tutti i doveri nostri. Però ribadisco la mia perplessità su tale ubicazione di questo centro di culto, ed invito l’Amministrazione comunale, dov’è possibile, a ragionare con la comunità del Bangladesh, che secondo me non è affezionata a quel posto in quanto tale, ma se qualora trovassimo una soluzione alternativa potrebbe essere ben disposta a valutarla, per tranquillizzare i cittadini e per governare un fenomeno che, se ben governato, può portare ad una pace sociale ed anche ad una situazione di comunità, all’interno della Cita; se invece la lasciamo a se stessa, potrebbe poi degenerare, o perché strumentalizzata o perché cavalcata da altri, una situazione di tensione. Questo non vogliamo che succeda, vogliamo che la comunità del Bangladesh viva serenamente all’interno del quartiere, e che i cittadini italiani possano, in qualche modo, non dover percepire come una minaccia o un disturbo un centro di culto in città. Grazie.

 

 
 
A cura dell'Ufficio Supporto Atti del Consiglio
Pubblicazione: 24-10-2011 ore 12:57
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