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Partito Democratico - Il punto di vista di Claudio Borghello

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Le vicende sollevate in sede istituzionale da alcuni Consiglieri Comunali e oggetto di un commento della redazione del Gazzettino meritano di essere riprese e valutate puntualmente.
Questo non certo per giustificare una decisione o una scelta ma perché occorre rigettare un sistema o una strategia che orienta l’opinione oltre la vicenda stessa.
La storia del battello “mangiaonde” è stata: raccontata con dovizia di particolari in più articoli di giornale; esposta in una seduta pubblica della IV commissione Consiliare in Comune e può essere riproposta nella stessa sede quando e quanto si vuole e con chi si vuole.
Certamente, i più interessati alla questione moto ondoso ne erano a conoscenza sin dai tempi dell’avvio di questo progetto infruttuoso e conclusosi con una spesa inutile a carico della collettività.
Magari l’hanno pure commentato in termini positivi, sicuramente in qualche archivio troveremmo qualche articolo di quel genere.
Oggi, ne rimane il dato economico di spesa, evidentemente elevata ed imbarazzante.
Non vedo però, in questo, un problema di trasparenza e nemmeno alcun atteggiamento dilatorio e pilatesco se si nega l’istituzione di una commissione d’inchiesta del Consiglio Comunale (costosa e segreta) a favore di una discussione pubblica e senza ulteriori spese nell’alveo di una commissione già esistente.
Il tutto, ovviamente, fatto salvo il compito eventuale di chi ha potere d’indagine sui conti pubblici altrui che, come tutti sanno, è compito diverso dall’attività di indirizzo e controllo prerogativa del Consiglio Comunale.
Fino ad oggi su questa vicenda la Corte dei Conti non ha fatto rilievo alcuno che possa essere segnalato.
Ed è singolare come alcune vicende (come quella del battello “mangiaonde”) temporalmente datate, vengano poi collocate in capo all’attuale amministrazione come se questa volesse rinunciare a delle responsabilità.
Peggio, attribuendo ad una puntuale situazione la quota parte di una situazione economica attuale del Comune di Venezia dipinta come figlia di uno spreco generale, altrettanto temporalmente datato.
In questo vi è una consapevole mancanza di rispetto del tutto inaccettabile.
Non voglio arrogarmi giudizi ma nemmeno subire quelli impropri.
Alle responsabilità non ci siamo mai sottratti e non apparteniamo a quelli che simulano distrazione fin che torna comodo.
Quindi, ribadisco, non appartiene ad una questione di trasparenza negare una commissione d’inchiesta bensì appartiene ad una precisa volontà di valutare le spese infruttuose per quello che sono, fino a determinare anche lo spreco e la responsabilità relativa se del caso, alla luce del sole.
Sempre per precisione, viene richiamata nel commento della redazione del Gazzettino la vicenda dei mancati incassi per evasione che chiama in causa ACTV.
Merita attenzione perché più volte ci sono stati forniti dalla Società dati tranquilizzanti sull’onestà dell’utenza e, ad oggi, pare che la realtà sia ben diversa.
Va colta l’occasione non solo per valutare l’incongruenza di quanto apprendiamo ora con quanto dimostrato in precedenza, ma anche per comprendere come si può recuperare questa evasione in fretta.
In questo caso la parola d’ordine non è certamente scurdammoce ’o passato, semmai, ccà nisciuno è fesso.

 
 
Pubblicato il 21-01-2013 ore 17:06
Ultima modifica 21-01-2013 ore 17:06
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