La bocciatura della candidatura olimpica di Venezia è un’offesa per come è stata confezionata.
Affermare che il nostro territorio non possa ospitare un evento globale è pura malafede; malafede maturata in una città, Roma, oggi con i conti pubblici quasi in bancarotta e che nasconde dietro ai successi degli atleti italiani veri e propri fallimenti organizzativi (mondiali di nuoto per intendersi).
Mi pare, però, pretestuoso, come ho potuto leggere, pensare che solo le Olimpiadi avrebbero permesso un disegno nuovo della città.
Questo territorio ospita molte, diverse, per certi versi incompatibili, vocazioni; il fatto che possano diventare proposta eccellente di sviluppo sta proprio nel fatto che si tengono assieme su questo territorio.
Oggi chi minaccia strali sul quadrante Tessera o inneggia al waterfront di Marghera non ha capito assolutamente nulla se non ritiene entrambe quelle parti di territorio capaci di sostenere uno sviluppo.
La bocciatura olimpica di Venezia deve farci ribellare per il messaggio che l’accompagna e cioè che Venezia sia città definita, città già sviluppata e dimensionata.
La vera sfida, che con la candidatura olimpica abbiamo lanciato, ma che oggi deve prendere ancor più vigore indipendentemente dall’evento, è volere Venezia prima città del nord est, sua capitale, traino dello sviluppo, città metropolitana nelle idee e nelle dimensioni.
La politica sappia interpretare questo sviluppo, abbandoni quel provincialismo che nelle grandi scelte spesso ha recato danno alla città portandola a subire le scelte altrui.
La politica sappia chiamare a raccolta le dimensioni rappresentative, cercando di contrapporre alle speculazioni le capacità di sviluppo, alle verità nascoste la conoscenza tecnica.
Con l’obiettivo comune di volere fare di Venezia una capitale.