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Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it - Il punto di vista di Gian Luigi Placella

Logo La foglia di fico del patto di stabilità

 

Replicando il copione risaputo di fine anno, anche in questo scorcio di dicembre 2013 si ripete la corsa precipitosa al depauperamento dei beni di famiglia con l’arrivo degli approfittatori appostati alla porta per l’inevitabile scadenza di fine anno.
E se gli altri anni la motivazione era il salvataggio della virtù di non sforare il patto di stabilità, quest’anno neanche più quella virtù è possibile esibire. Quest’anno, il patto l’abbiamo sforato e le alienazioni dell’ultim'ora servono solo a ridurre il danno degli sperperi. A Venezia si dice però “a barca sfondata non serve più sessola”; a quel punto c’è solo da metterne in cantiere una nuova.
Ci hanno detto che il comune da anni riduce il deficit: abbiamo visto e sappiamo tutti con quali operazioni a perdere: lo ha fatto con Mof, Save, Fontego, Misericordia. I danni che noi cittadini siamo costretti a subire oggi, sono effetto della somma di anni di sperperi. E continuiamo: svendiamo l’Ospedale al Mare, la sua storia di luogo della cittadinanza e, così, diamo il via libera all’ennesima edificazione di non luoghi, nei quali la comunità non si riconosce, anzi verso i quali la sua storia dichiara tutta la sua avversione. Ma questa voce viene, ancora una volta, offensivamente, ignorata.
Mentre si ripetono questi appelli lacrimosi alle necessità di bilancio, si sventagliano i progetti della nuova biblioteca, del parcheggio di piazza Barche, di inutili parcheggi scambiatori, si completa la devastazione di via Costa, ignorando ogni priorità ed ogni bisogno di sensato bilancio.
Si giustificano, con la necessità di non perdere i contributi regionali, opere tutt’altro che strategiche sapendo benissimo, primo, quanto sia difficile riscuotere quei trasferimenti e, secondo, quanto ciò sia un’esca comodissima e infallibile che la regione, che ha appena sollecitato la devastazione del Canale Contorta e della Pedemontana, usa per coinvolgere le altre amministrazione nella beneficenza mirata alle grandi imprese.
Il tram, il cui costo è lievitato da 127 a 207 milioni, in questi giorni, col suo arrivo trionfale a piazzale Roma, stupirà il popolo di semplici, incantati di fronte al luccichio di questa specie di trenino da luna park; i suoi cantieri devastanti non sono altro che il disegno di uno spreco, di una ingiustizia quotidiana commessa nei confronti della città, niente altro che lo stupro della viabilità e il disprezzo di ogni necessità e di ogni sicurezza. Decine di migliaia di cittadini comuni hanno devoluto da anni il loro contributo obbligato fatto di tempo perso, disagi, infortuni, danni economici delle loro attività ai magnati delle grandi imprese, veri gabellieri, despoti di un sistema feudale nel quale la voce dei cittadini, le loro istanze, le loro priorità vengono ignorate e sacrificate ai voleri della casse dei potenti di turno. Molti dei quali, dopo i due anni di patteggiamento, torneranno a riproporsi come promotori di uno sviluppo che ha senso solo per le loro finanze.
La commercializzazione del territorio è un crimine contro la comunità di cui questa amministrazione deve rispondere a tutti i residenti.
Nel piangere ogni anno sui vincoli del patto di stabilità, non ci si trattiene dal ripetere compulsivamente benevolenze ai Benetton, ai Brugnaro, ai Sacco di turno.
Si consente e si incoraggia con l’esempio la dismissione della città, dei suoi palazzi storici; monumenti diventati contenitori di centri commerciali, mentre le loro facciate vengono ridotte a comodi supporti per rendite pubblicitarie. L’incultura del consumo futile che si sostituisce alla fruizione del patrimonio d’arte e di storia, si insinua come un veleno sottile che scalza e annienta la consapevolezza dei luoghi. E’ questa, credo, la grande opera più vergognosa, cinica e maligna: l’annientamento dell’anima del luogo e la sua sostituzione con un impulso coatto a spendere ed a vendere. E’ una cultura malintesa anzi degradata che ha contaminato l’amministrazione. Questa giunta è responsabile dell’alienazione di una storia patria e il sindaco anziché superbamente rinviare al 2020 ogni progetto di primarie del suo partito e perpetrare così le scempio della città del cui progetto si è fatto pieno carico e sul cui solco si vanta di continuare con un nuovo mandato, deve prendere atto della situazione debitoria in cui ci ha trascinato e dimettersi immediatamente.

 
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Pubblicato il 20-12-2013 ore 21:04
Ultima modifica 20-12-2013 ore 21:04
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