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Risposta - Interpellanza nr. d'ordine 1972

da Sindaco Giorgio Orsoni

Venezia, 24 ottobre 2013
n p.g. 458387
 

Al Consigliere comunale Michele Zuin


e per conoscenza

Al Presidente del Consiglio comunale
Ai Capigruppo
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Vicario

 

Oggetto: risposta all'interpellanza nr. d'ordine 1972 (Nr. di protocollo 112) inviata il 28-07-2013 con oggetto: Vendita partecipazione societaria in Save S.p.a. - dicembre 2012.

 

Con interpellanza datata 28.07.2013 (n. d’ordine 1972, n. protocollo 112) sull’argomento in oggetto il Consigliere Zuin chiede al Sindaco:
a) per quali motivi si sia arrivati a vendere la partecipazione SAVE solo verso la scadenza di fine anno
b) per quali motivi poco tempo prima della vendita, a valle della bocciatura da parte del Comune dell’operazione di fusione inversa di Save, il Sindaco avesse dichiarato, in relazione alla valorizzazione a 8 euro delle azioni Save: “… i nostri tecnici hanno valutato che il valore intascato con le azioni a 8 euro sarebbe stato troppo basso…” e ancora che l’operazione la poneva “a 8 euro ma noi ne chiedevamo 12”(cfr. MF del 4.10.2)?
c) per quale motivo e con quali giustificazioni la Giunta comunale abbia pensato solamente ad assicurarsi un introito immediato e incondizionato senza valutare nessuna altra opportunità?
d) perché non sia stata valutata l'opportunità di inserire una clausola nel bando di gara che prevedesse un meccanismo di successivo aggiustamento/integrazione del prezzo in base al quale il soggetto aggiudicatario deve pagare un sovraprezzo, qualora il valore del titolo aumenti oltre certi limiti, rispetto alla crescita del mercato, in un determinato lasso di tempo […]
e) che cosa intendeva il Vice Sindaco Simionato quando ha dichiarato che “Stiamo lavorando sul versante Save nel suo complesso. Le azioni in mano alla Provincia potrebbero essere un tassello di un puzzle molto più grande….”(cfr. Il Gazzettino del 28.11.2012)

PREMESSA

E’ necessario richiamare, per una compiuta comprensione, il contesto in cui il Consiglio Comunale ha deliberato, il 10 dicembre 2013, la cessione della partecipazione in SAVE S.p.A. (con 29 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astenuto): l’imperativo categorico del Patto di Stabilità.
Non si richiamano, in questa sede, le ricadute nei confronti degli Enti Locali in caso di mancato rispetto degli obiettivi di Patto, sottolineandone ex multis:
• la decurtazione dei finanziamenti statali di importo esattamente pari all’entità dello sforamento,
• il blocco degli investimenti e delle assunzioni,
• le conseguenze accessorie a tali circostanze.
In sintesi la paralisi dell’Amministrazione Comunale, l’aumento dell’indebitamento, il default.

LA CESSIONE DELLE AZIONI E CARENZA DI VALUTAZIONE DI OPZIONI ALTERNATIVE ALLA CESSIONE

La deliberazione, a riguardo, è stata proposta al Consiglio Comunale a dicembre 2012.
La motivazione è in atti, risulta dal dibattito consiliare e dalla documentazione ivi illustrata, discussa e, sottoposta a votazione.
La Giunta Municipale ha preventivamente ed intensamente operato per recuperare, aliunde, le risorse necessarie per il rispetto del Patto ricorrendo ad operazioni che consentissero di evitare la cessione di SAVE S.p.A., in particolare la valorizzazione immobiliare su Marghera, Palais Lumiere, i cui oneri urbanistici ed espropriativi avrebbero consentito un garantito margine di sicurezza, ma il cui esito, sfumato, è noto.
La Giunta, pervero, è sempre stata strategicamente orientata ad una valorizzazione della propria partecipazione in SAVE S.p.A. (e non alla sua cessione), e nella Assemblea del 3 ottobre 2012 di SAVE S.p.A. spiccava l’intesa con la Amministrazione Provinciale e Fondazione Venezia, diretta ad impedire un’operazione societaria, per ottenere la maggioranza del capitale, proposta dal socio Finint, senza alcune esborso a suo carico e con un erogazione ai soci di minoranza a carico delle casse di SAVE S.p.A. di importo del tutto inadeguato.
La cessione, dunque, è stata una inderogabile necessità.

IL TEMPO ED IL VALORE DELLA CESSIONE

La dinamica delle circostanze, come sopra illustrate, coincide con la tempistica di cessione delle azioni a fine anno, perché solo in tal periodo si sono maturate tutte condizioni prodromiche, sopra richiamate, per giustificare la negoziazione.
I tecnici di riferimento avevano calcolato in circa 12 euro il valore equo del concambio delle azioni SAVE S.p.A. per la quota (pari a circa l’1% del capitale) che sarebbe stata acquistata dal socio Finint con l’operazione assemblearmente impedita.
A riguardo si rileva come nei trasferimenti dei pacchetti azionari delle società il valore unitario delle quote scambiate è ben diverso nel caso in cui l’acquirente ottenga il controllo del capitale (come nel caso dell’operazione prospettata da Finint all’Assemblea di ottobre 2012) rispetto al caso in cui la quota acquisita sia priva di diritti di governance (come invece nel caso della quota ceduta dal Comune di Venezia).
In effetto, solo nel primo caso viene riconosciuto al venditore il cosiddetto premio di maggioranza, la cui incidenza, per singola azione, è proporzionalmente tanto maggiore quanto più piccolo è il pacchetto acquistato, come appunto nel caso dell’operazione prospettata da Finint all’Assemblea SAVE S.p.A. di ottobre con la quale l’acquisizione di una piccola quota dell’1% gli avrebbe consentito di superare la soglia del 50% dei diritti di voto.

Di qui il motivo per cui, con specifico riferimento ad una valutazione della specifica operazione discussa nell’Assemblea di ottobre, i tecnici consultati (d’intesa con altri fondi investitori nella società), avevano calcolato in circa 12 euro il valore equo delle azioni SAVE S.p.A. da riconoscere ai soci di minoranza per l’acquisizione del controllo da parte di Finint.
La dimostrazione della pluralità di opzioni non solo valutate da parte della Giunta Comunale, ma anche concretamente da essa perseguite, è data proprio dal comportamento tenuto dal Comune a partire dalla citata Assemblea di ottobre 2012, finalizzato a creare all’interno della compagine azionaria di SAVE S.p.A. un asse con Provincia di Venezia e Fondazione Venezia.
A questi due Enti il Comune aveva proposto, ad ottobre, la creazione di una holding ove conferire le rispettive quote, formando quindi un pacchetto complessivo di circa il 30% di SAVE S.p.A. che, se gestito unitariamente, avrebbe raggiunto il quorum necessario per l’approvazione di operazioni straordinarie in sede di Assemblea, conseguendo importanti diritti di governance che avrebbero valorizzato i loro rispettivi pacchetti.
Il Vice Sindaco si riferiva, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa, evidentemente tale strategia di rafforzamento della presenza pubblica in SAVE S.p.A., da concertarsi con la Provincia di Venezia, si riferiscano le dichiarazioni del Vicesindaco oggetto del quinto quesito del Consigliere Zuin.
La Presidente della Provincia, tuttavia, non ha aderito a questa proposta del Sindaco, preferendo cedere sul mercato una parte delle proprie quote.

CONGRUITA’ CESSIONE E INSERIMENTO DI CLAUSOLE DI AGGIUSTAMENTOINTEGRAZIONE DEL PREZZO NEL BANDO DI VENDITA

Una corretta valutazione del comportamento della Giunta e delle valutazioni dei tecnici si contestualizza di porsi nell’ambito delle informazioni disponibili nel momento in cui l’operazione è stata effettuata e non alla luce degli eventi successivi (quali la intervenuta competizione per il controllo della società per l’uscita del socio Assicurazioni Generali) che hanno portato nel corso dell’esercizio 2013 all’aumento di valore del titolo SAVE S.p.A..
Si richiama, pertanto, quanto indicato nelle premesse della delibera consiliare di cessione SAVE S.p.A. in merito alla determinazione del prezzo minimo posto a base d’asta.
Questo è stato individuato nell’importo di € 6,38 per azione [dichiarato congruo dall’esperto indipendente, che i tecnici comunali hanno individuato, per massima trasparenza e professionalità, nello stessa società di consulenza finanziaria di Milano incaricata dalla Corte dei Conti per l’indagine sui derivati del nostro Comune], pari ad un controvalore totale di € 49,8 milioni di euro, ottenuto applicando al valore medio, allora quotato in Borsa, un piccolo sconto del 5%, per tener conto delle difficoltà di concreto realizzo del consistente pacchetto posto in vendita dal Comune, in relazione allo scarso flottante di Borsa del titolo.

Del resto la congruità del prezzo a base d’asta, tutt’altro che sintomatico di una svendita della partecipazione, è indirettamente confermata dalla scarsissima partecipazione alla gara pubblica, per la quale l’unica offerta è stata presentata dal fondo gestito da Amber Capital, per un prezzo di 49.940.999 euro.
In ordine alla rappresentata assenza nel bando di una clausola di adeguamento prezzo, si rileva come questa opzione sia stata approfonditamente valutata dai tecnici comunali che, con l’assistenza di primari operatori bancari, hanno calcolato in un importo pari a circa 3-5 milioni euro la riduzione del prezzo, incassabile subito, all’atto della cessione entro fine 2012, a fronte della possibilità di incassare una maggiorazione di prezzo nell’esercizio successivo, con una forchetta proporzionale alla percentuale applicata di retrocessione dell’eventuale rivalutazione di borsa.
L’incasso di 50 milioni di euro entro il 31.12.2012, ha consentito, quindi, il raggiungimento dell’obiettivo di Patto di Stabilità.

 

Sindaco Giorgio Orsoni

 
 
A cura della segreteria dell'Assessorato
Pubblicazione: 24-10-2013 ore 17:24
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