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Di Pietro Italia dei Valori - Il punto di vista di Giacomo Guzzo

Logo lettera aperta al Presidente Segre

 

Caro Presidente Segre,


la crisi che il nostro Paese sta attraversando non può che renderci più attenti e critici in merito all’impiego che viene effettuato delle risorse a disposizione anche se a farlo è una Fondazione, che come in quella nella quale Lei è Presidente è ente privato che gestisce di fatto un patrimonio formato da denaro pubblico. Tale capitale proviene infatti dagli utili della Cassa di Risparmio di Venezia che, grazie all’attuazione del decreto noto come “legge Amato”, ha permesso di scindere l’attività economica degli istituti bancari da quella a beneficio della collettività.
Sostengo poi, con assoluta convinzione, che la vivacità delle reazioni prodotta da alcuni argomenti di grande interesse pubblico sia necessaria per ottenere ulteriori informazioni utili per diminuire o aumentare il grado di fiducia che ciascuno di noi percepisce e sul quale fonda le proprie opinioni anche negative aprendosi però alla possibilità di modificarle.
La disponibilità che Lei mi ha offerto per chiarimenti in merito alle dichiarazioni rese alla stampa dall’organo Coordinamento Comunale Italia dei Valori è una riprova che concorda con me sull’utilità di delucidazioni volte a dissipare dubbi che una parte di cittadini comunque esprimono.

Lei , come è noto a tutti, è impegnato in un grande progetto museale, che è innegabilmente rilevante sia dal punto di vista architettonico, particolarmente curato dalla Fondazione che ha attivato concorso ad inviti per sei archstyle di varie nazionalità noti al pubblico per essersi distinti in altri progetti tematici simili, che per le potenzialità del progetto in termini culturali ed economici in quanto potrebbe attrarre un nuovo bacino di utenza.
Tuttavia, non si può fare a meno di riflettere che in tale sforzo la Fondazione ha impiegato una cospicua parte del capitale a disposizione di fatto già decurtato a causa del non felice andamento economico degli investimenti effettuati, concentrando su di esso il soddisfacimento dei settori nei quali essa deve operare ai sensi dell’art. 3 dello Statuto.

Si deve essere consci che questo “contenitore di pregio” progettato da architetti apprezzati nel settore, avrà dei contenuti per lo più digitali, visivi, del tutto innovativi per il nostro territorio nel quale si trovano per lo più musei di “cose”, che dovrà essere sempre in grado di catturare l’attenzione degli utenti.
Ci auguriamo che la dettagliata analisi che la Fondazione ha compiuto dal 2008 al 2010 per la progettazione di essi dia i suoi frutti, che i redditi che prevede di ottenere dall’affitto degli spazi commerciali, parte integrante dell’M9 con attività di pregio, siano in grado di finanziare il Progetto e che tali attività agiscano in sinergia con quelle già esistenti nel territorio mestrino di fatto in forte contrazione.

Apprendo dalla stampa locale odierna, mercoledì 9 maggio 2012, che si stanno formulando nuovi progetti per arricchire il contenuto culturale di esso, anche in questo caso, penso potrebbero essere considerati come ulteriore occasione per affiancare l’originale progetto virtuale; finalmente l’occasione per trovare idoneo spazio non solo fisico ma anche culturale a opere e varie testimonianze del 900 che oggi non hanno la possibilità di essere viste giacciono nel magazzino.

Insomma i dubbi ed i timori che accrescono le opinioni negative come Lei potrà ben capire, sono alimentate dai molteplici esempi visibili agli occhi dei cittadini di grandi opere pubbliche e private che malgrado gli ottimi propositi iniziali non hanno avuto i risultati sperati: penso al centro culturale Candiani di fatto sottoutilizzato, penso all’area dell’ex Umberto I che si sta trasformando in una piccola discarica meta di sbandati in pieno centro Città, al Lido ed altre ancora; per quanto lodevoli e per quanto allettanti i progetti devono fare i conti con le reali e non ipotetiche possibilità di finanziamento e le situazioni pratiche contingenti .

Personalmente è comunque impensabile non sperare che tutta l’opera descritta e sostenuta dalla Fondazione Venezia funzioni; che le incertezze e le apprensioni espresse da più voci nel tempo vengano dissipate dai fatti, che le rassicurazioni che Lei ha dato in forma scritta durante la seduta della Commissione Consiliare Cultura in data 1 marzo 2012, devono trovare riscontro nell’ attuazione e nel successo del Museo che rappresenta una chance in più per la rinascita di Mestre da sempre in sofferenza per essere considerato l’appendice secondaria di Venezia.

E’ un monito affinchè questa Mestre che, come si legge nel bel libro M9 consegnato a noi consiglieri, viene definita “una città che sta chiudendo i conti con il Novecento, la città ferita, la città dormitorio, la città vittima della modernità”, non continui ad esserlo con grandi promesse in attesa di un riscatto che stenta ad arrivare.


Cordialmente


Giacomo Guzzo

 
 
Pubblicato il 10-05-2012 ore 11:06
Ultima modifica 10-05-2012 ore 11:06
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