Si può essere a favore o contro le liberalizzazioni ma non si puo prescindere dai valori che formano una società democratica.
La libertà di impresa, di scelta, di movimento, di opinione non è stata regalata a questa società; è stata conquistata con il sacrificio, fino alla morte, di molte persone.
Nella storia della nostra Italia il 25 aprile e il primo maggio sono le date che ci ricordano questo sacrificio laico ma anche santo.
Il 25 aprile la liberazione dalla dittatura fascista e dall’idea nazista del mondo, con razze dominanti su altre e la guerra come atto politico; tanti e tanti morti per cambiare la storia d’Italia, uniti per ricostruire, uniti per vivere liberi dall’oppressione.
Il primo maggio la rivendicazione della dignità della persona che deriva dal lavoro, dalla capacità di essere utile alla società attraverso il saper e poter fare, oggi con la crisi più che mai rivendicazione moderna.
Queste due giornate sono imprescindibili dagli italiani e bene fanno coloro che stigmatizzano la volontà di “normalizzarle”.
Non è modernità e nemmeno bisogno quello che si esercita mercificandole: è un concetto di società sbagliato e banale, dove non c’è giorno diverso dall’altro, dove non c’è riflessione, dove non c’è nazione.
Bene ha fatto questa amministrazione a non derogare rispetto alle aperture commerciali, scelta rispettosa di quei valori ai quali non si può derogare.