Si è chiusa la sera di sabato 10 settembre la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, edizione n. 68.
Questo appuntamento d’arte si propone sulla scena internazionale da decenni ed è diventato patrimonio del mondo.
Probabilmente non lo sarebbe diventato se fosse stato concepito in altro luogo diverso dal Lido di Venezia.
Infatti la mostra qui ha saputo coniugare l’aspetto artistico del cinema con l’aspetto mondano.
In tutti questi anni si è discusso con continuità di come preservare e quindi rilanciare la Mostra del Cinema di Venezia e mai a nessuno è venuto in mente di dire che Venezia poteva anche non significare Lido di Venezia.
Questo patrimonio del mondo quindi è, focalizzando, prioritariamente un patrimonio del Lido di Venezia.
Se di patrimonio parliamo, significa che vi è l’interesse di chi il Lido di Venezia lo vive, e non solo in occasione della Mostra, di mantenere alto il valore di tale evento.
Con questo intendo dire che non vi può essere intenzione di alcuno di non realizzare le condizioni affinché questo evento mantenga tutto l’appeal sin qui conquistato.
E se la Biennale di Venezia, da oltre un secolo una delle istituzioni culturali più prestigiose al mondo che fin dalla sua origine (1895) è all’avanguardia nella promozione delle nuove tendenze artistiche, e organizza manifestazioni internazionali nelle arti contemporanee secondo un modello pluridisciplinare che ne caratterizza l’unicità, viene individuata quale soggetto titolato a progettare i luoghi di questo evento d’arte è chiaro che non può avvenire tale concepimento architettonico fuori dal contesto d’interesse per la stessa Biennale, per la qualità della Mostra, per chi il Lido di Venezia lo vive e quindi per l’Amministrazione comunale.
Non si tema quindi la partecipazione attorno al tema, sono le buone intenzioni che muovono le persone, è l’interesse originale di fare una grande Mostra in un Lido di Venezia diversa ed unica perché originale.
Si apra all’idea dell’obiettivo comune e forse, almeno per l’identità di patrimonio collettivo che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica raccoglie, si potrà comprendere che il valore di quest’opera non è un concetto incompreso ma un assunto che per diventare opera non doveva essere strumentalizzato.