La presenza del Papa è stato un evento di portata storica per la nostra città, in questo nord est, in questo Veneto.
La chiesa è sempre stata capace, prima di altri, di cogliere i messaggi che arrivano dalla società, la dimensione profetica che questi hanno e, attraverso l’interpretazione della società e l’osservazione di un mondo sempre più vasto, comprendere quali territori incontreranno un futuro nuovo.
Ritengo il messaggio, più volte ripetuto nei mesi antecedenti la visita del Papa dal Cardinale Angelo Scola, che affermava “Venezia è viva”, il riconoscimento di una realtà, la scoperta dell’anima di una società.
La scelta di celebrare la Santa Messa, l’essenza dell’incontro, a Mestre, a San Giuliano è un segno importante: Mestre città grande, crocevia di persone, destinata al futuro, dalle forme nuove e importanti.
Il parco di San Giuliano qualcuno lo voleva chiamare Parco Europa, ma rimase San Giuliano perché così quel luogo era chiamato, ma non era un parco, era una discarica.
Da San Giuliano, Mestre guarda a Venezia, depositaria di una storia millenaria, straordinario tesoro, ma tutto ciò che oggi unisce Venezia al mondo è destinato a passare per Mestre.
Mestre nel secolo scorso ha trasformato se stessa più volte, con un dinamismo impressionante e impattante ed ora è nuovamente chiamata a trasformarsi, a diventare connessione, ad essere capitale economica e culturale di un’area vasta, ad essere capitale di umanità.
Forte anche della storia di Venezia.
Il coraggio, la tenacia, la ricerca del bene comune, cioè quelle doti che hanno trasformato una discarica in un luogo di incontro sono anche oggi caratteristiche richieste a quanti, nei diversi ruoli, decidono il futuro della città, delle sue comunità, delle sue forme, delle sue attività.
Ma occorre cogliere questo segno, anche fosse soltanto il risultato di una pura laica analisi: per Mestre passa lo sviluppo di questo nord est, di questo Veneto.