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Gruppo Misto - Il punto di vista di Renzo Scarpa

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La storia dei rapporti tra il Presidente di Save, Enrico Marchi e il Comune di Venezia sembra fatta di “incomprensioni” e “dispetti” reciproci. Da un lato c’è un imprenditore che sa fare, in modo eccellente, il proprio mestiere e l’interesse dei propri azionisti, dall’altra un Ente Locale che deve tener conto di tutti gli interessi in gioco a cominciare da quello dei propri cittadini che esprimono il diritto ad una, almeno accettabile, qualità di vita. Questa “storia” sta condizionando il comportamento del Comune di Venezia nei confronti di tutto ciò che propone Marchi ed ha condizionato anche la discussione che si è tenuta in Commissione Consiliare il 27.9.2012 in cui, la maggioranza degli interventi, si è svolta affermando che il Comune non può rischiare di vedere annullato il proprio potere rappresentato dalla partecipazione azionaria in Save. Esso deve, quindi, opporsi alla fusione tra Save e Marco Polo Holding facendo valer appieno tutto il peso di quel 14 % circa di azioni attualmente detenute. Si tratta di una reazione istintiva comprensibile ma che, ad avviso del sottoscritto, comporta per il Comune molti più rischi di quante non siano le opportunità perché un Ente Locale non può basare la propria azione sul rapporto di forza che deriva dal “potere finanziario” di volta in volta detenuto, bensì deve operare sulla base dello svolgimento di un “proprio ed esclusivo ruolo o mandato istituzionale”. Se si afferma che Save (e di conseguenza qualsiasi altro soggetto economico importante operante nel proprio territorio) si “controlla e si condiziona” solo brandendo un consistente pacchetto di azioni si afferma, contestualmente, che senza una partecipazione azionaria importante il Comune non conta nulla e che una volta vendute le azioni Save, essa sarà libera di fare tutto quello che vuole. In realtà, il Comune può e deve operare con i propri atti amministrativi, con i piani urbanistici ed ambientali e, se necessario, anche con azioni forti e determinate per ribadire la propria competenza ed autorevolezza. Non è mai stata espressa, quindi, da parte mia un’opposizione alla fusione di cui si sta discutendo, piuttosto la necessità di render più chiari di quanto non siano oggi i confini delle rispettive competenze e prerogative. L’aeroporto Marco Polo (così come il Porto di Venezia) devono comprendere che sono parti di una Città i cui diritti ed interessi sono di gran lunga di rango più elevato degli interessi, pur legittimi, di qualsiasi soggetto economico. Per il resto la fusione si dovrà fare come già valutato dal Consiglio di Amministrazione di Save in cui siede un rappresentante indicato dal Comune. Se quel consigliere ha votato a favore della fusione tra Save e Marco Polo Holding valutando che ciò rappresenti il bene che dell’impresa, come può, il Comune, opporsi a quella decisione? Il dividendo dell’operazione potrà essere usato per il sostegno al tessuto produttivo di questo territorio a partire dall’artigianato e dalla pesca. Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno.

Renzo Scarpa Consigliere Comunale di Venezia

 
 
Pubblicato il 29-09-2012 ore 19:45
Ultima modifica 01-10-2012 ore 08:51
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