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Partito Democratico - Il punto di vista di Gabriele Scaramuzza

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L’approvazione da parte del Consiglio Comunale della convenzione con la Fondazione di Venezia costituisce una tappa importante per la realizzazione di M9, senz’altro il più importante intervento urbanistico e culturale della terraferma nei prossimi anni.

E’ pertanto questo il tempo per affrontare una grande discussione pubblica sul significato di M9, sui contenuti del suo progetto culturale, sul contributo che collettivamente la stessa città può fornire all’interno del processo rigenerazione urbana e culturale di Mestre. Chiusa la discussione di natura urbanistica, è quella di natura squisitamente culturale che deve prendere quota e su cui è necessario appassionare la città.

Come il rango dichiaratamente metropolitano e sovraordinato alla dimensione comunale di M9 abbracci il percorso lungo di autoconsapevolezza che la terraferma ha compiuto nel tempo e che vede nel laboratorio “Mestre ‘900” il suo frutto più compiuto; come l’originale impronta di M9, struttura che fa dell’innovazione e dei linguaggi del multimediale la propria ossatura sia accompagnata dalla possibilità di rappresentare con opere la forma artistica principale del novecento che è il contemporaneo; Come M9 dialoghi e si rapporti con le strutture museali della città storica. Sono questi solo alcuni degli assi su cui tale discussione potrebbe incardinarsi.

Un malinteso senso comune ha portato a (fra)intendere M9 come operazione con cui ripagare la terraferma dalla storica sua assenza nel campo culturale: nulla di più distante dalla realtà!

Quella di Mestre è una realtà straordinariamente ricca, che ha conosciuto almeno nell’ultimo trentennio del ‘900 e nel primo scorcio del nuovo secolo la composizione di un tessuto fecondo di associazioni, iniziative, dibattiti che hanno orientato le scelte delle Amministrazioni.

Non a caso M9 si inserisce all’interno di un ampio disegno di rigenerazione a partire dal valore sociale ed economico dell’offerta culturale. Il recupero del teatro Toniolo e le sue ricche stagioni di spettacolo, il completamento del Centro Candiani con la realizzazione del multiplex, la scelta di Villa Erizzo come sede della Biblioteca civica e metropolitana, la cucitura urbana di questi luoghi in un ordito unitario e riconoscibile costituiscono la rappresentazione concreta di tale disegno.

La realizzazione definitiva del distretto culturale di Mestre va traguardata non tanto ad altezza della nostra città, bensì va elevata all’altezza dell’intera città metropolitana, di cui essa sarà cardine. E nel fare tutto ciò non bisogna perdere di vista la promozione e lo sviluppo della rete di soggetti e associazioni che assicurano vitalità a Mestre e costituiscono una riserva di cittadinanza attiva.

Queste considerazioni sono tanto più vere se misurate con la sfida della candidatura di Venezia a capitale europea per la cultura nel 2019. E quindi non è senza verità che possiamo affermare che sarà Mestre e la sua terraferma il fattore decisivo per vincere questa sfida!

 
 
Pubblicato il 19-07-2012 ore 17:19
Ultima modifica 19-07-2012 ore 17:19
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