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Partito Democratico - Il punto di vista di Gabriele Scaramuzza

Logo Le proposte per la sanità della provincia di Venezia

 

Tra poche settimane il Consiglio Regionale del Veneto affronterà la discussione del nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale, che disegna il profilo del sistema dei servizi socio-sanitari per il prossimo quinquennio. Si tratta di un Provvedimento tra i più importanti di questa Legislatura, anche perché il Veneto manca dello strumento fondamentale di programmazione socio-sanitario da circa 15 anni.
Molti Consigli Comunali della nostra Provincia in questi giorni si stanno riunendo per riaffermare le priorità delle proprie popolazioni nel definire un modello di servizi all’altezza della domanda di salute dei territori.
Crediamo pertanto opportuno che il nuovo Piano riconosca maggiore responsabilità ai Sindaci nel formulare gli indirizzi e assicurare il controllo delle Aziende Socio-Sanitarie, dando loro reale peso nella governance delle stesse.
Non possiamo poi non riconoscere che nei territori della provincia di Venezia è stata avviata, in passato, un’opera di riorganizzazione e ottimizzazione della rete ospedaliera non priva di scelte sofferte, a differenza di quanto accaduto in altre zone della Regione. Pertanto è necessario, nel momento in cui il Piano prevede nuovi parametri nella dotazione dei posti letto ospedalieri, che si incida prima su quelle realtà che non hanno avviato in passato azioni virtuose.
Per quanto riguarda i presidi ospedalieri riteniamo essenziale che il Piano Socio-Sanitario assicuri l’Ospedale Civile di Venezia come “struttura di rete” e collochi l’Ospedale dell’Angelo come struttura di riferimento della dorsale provinciale per le alte specialità. E’ necessario nel Veneto Orientale integrare e specializzare i poli di Portogruaro, San Dona’ di Piave, Jesolo, realizzando un accordo tra le Regioni Veneto e Friuli per il contenimento delle fughe verso quest’ultima. Ancora, va valorizzata nel territorio della riviera del Brenta e del Miranese l’integrazione degli Ospedali di Mirano e Dolo a partire dalle eccellenze lì maturate, come cardiochirurgia e cardiologia interventistica.
Ma a quella ospedaliera va affiancata la seconda leva del modello: l’assistenza territoriale che va realizzata lungo la filiera Distretto Socio-Sanitario, Strutture Intermedie, Medici di Medicina Generale. Questa è davvero la rivoluzione copernicana su cui incardinare la nostra sanità, per cui il ricovero in ospedale è residuale, perché la maggior parte della domanda di salute viene soddisfatta sul territorio.
E per fare questo è necessario garantire su entrambe le leve la disponibilità dei migliori professionisti e specialisti, valorizzando anche le lavoratrici e i lavoratori operanti oggi nel sistema.
È una sfida alta quella che ci attende, alla quale il PD contribuirà con le sue proposte, nella convinzione che stella polare anche in questo campo è la Costituzione Italiana che afferma (art. 32) che quello della salute è “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

 
 
Pubblicato il 08-03-2012 ore 22:21
Ultima modifica 08-03-2012 ore 22:21
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