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Partito Democratico - Il punto di vista di Gabriele Scaramuzza

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Entro la fine dell'estate il Consiglio Comunale di Venezia approverà il Piano di Assetto del Territorio (PAT) e con esso tutta la città compirà un passo decisivo verso un'idea di sé e del suo sviluppo destinata a orientarla per almeno 15 anni.


Si tratta di un tempo medio lungo, l'unico in grado di agganciare i grandi mutamenti dello spazio metropolitano in cui ci troviamo, di accogliere la necessaria lungimiranza cui guardare alle necessità di crescita di quell'insieme di relazioni sociali, economiche, produttive, di capitale immateriale e materiale di cui sono fatte le città.


Una scelta di chiarezza ha fatto il PAT, e su questa scelta dovrà animarsi il dibattito pubblico nella città nelle prossime settimane: la conferma di Venezia come città della produzione. Forte è stata la tentazione in passato, da parte di molti paesi e di molte città, di disarmare la propria dorsale industriale e presupporre che il solo comparto dei servizi e del terziario fosse sufficiente a garantire sviluppo ai sistemi economici territoriali.


Confermando le aree di porto Marghera come luogo elettivo della produzione attraverso processi anche di riqualificazione e riconversione Venezia dichiara invece la propria volontà di resistere a questa tentazione, e di fare della nuova industria una delle leve potenti per un lo sviluppo locale.


Tale modello passa attraverso l'aggiornamento delle produzioni storicamente insediate nel sito di Marghera, la collocazione di nuove filiere produttive nel campo della green economy piuttosto che dell'innovazione e dell'ICT, lo sviluppo di una logistica integrata che ha nel porto il momento finale della catena di valore costituita dalle attività di lavorazione e semilavorazione in particolare della rete di piccole e medie imprese dell'area metropolitana.

 

E' con queste premesse che Venezia potrà riguadagnare quel ruolo di porta tra economie e culture che l'hanno resa eccezionale nel corso della sua storia, e restituire questo ruolo alla nostra contemporaneità.


E' quest'ultima, beninteso, una sfida che Venezia offre alle forze dell'impresa e del sindacato, ma è anche una sfida che Venezia fa con convinzione allo stesso governo nazionale, fin qui incapace di una politica industriale all'altezza di questo paese.
Nelle economie che condizionano sempre più la vita sociale ed economica il valore aggiunto del nostro paese è riconosciuto nel legame tra le manifatture di precisione nel campo meccanico, elettromeccanico, l'agroalimentare e la capacità evocativa del prodotto made in Italy nei confronti di quelle “componenti” immateriali che rimandano immediatamente all'Italia, ai luoghi e alle opere della sua storia.


Sta qui, nella rinnovata alleanza tra industria e cultura la chiave perchè questo nostro paese regga nel grande spazio cosmopolita e globalizzato in cui tutti noi viviamo. E proprio Venezia deve essere uno dei luoghi di questa alleanza.

 
 
Pubblicato il 11-07-2011 ore 10:29
Ultima modifica 11-07-2011 ore 10:29
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