I dati sulla sicurezza parlano da soli: Venezia è la provincia in Veneto con il maggior numero di reati (43.861 nel 2012) in rapporto alla popolazione e si piazza al 17° posto nella graduatoria nazionale, ripresa da "Il Sole 24 Ore", dopo i grandi agglomerati come Roma, Torino e Milano e centri medi come Genova, Firenze e Modena.
Le condotte criminose più frequenti sono furti in casa e borseggi, quest'ultimi legati al flusso turistico, e come in tutto il mondo i crimini avvengono più in ambito urbano che nelle campagne.
Questa realtà, unitamente a recenti nuovi fenomeni di criminalità, accresce nei cittadini la sensazione di insicurezza, che rischia di limitare la possibilità di vivere in modo pieno la nostra Città.
Secondo noi, in questa situazione, le tentazioni da evitare sono il negare o il sottovalutare l'esistenza del problema o, al contrario, l'invocare soluzioni "scorciatoia", quale, ad esempio il generico invito rivolto al del Sindaco di inviare più Vigili urbani nelle zone "calde".
Il fenomeno della criminalità, vecchia e nuova, è complesso e in costante mutazione e come tale necessita di soluzioni complesse, frutto di decisioni e cooperazione su diversi livelli istituzionali.
Certamente è necessario aumentare il presidio sul territorio, da parte non tanto dei Vigili urbani (i cui compiti istituzionali sono molto vari e prevalentemente di carattere amministrativo), quanto delle Forze dell'ordine, ma ciò si scontra con i continui noti tagli e quindi con la necessità di una riorganizzazione strutturale a livello regionale e nazionale che permetta un miglior utilizzo del personale sul territorio.
Altra necessità indifferibile è una riforma della Giustizia che dia certezza della pena, che apra un sistema di dialogo internazionale più efficiente nel colpire organizzazioni criminali non più locali, che consenta di far scontare la pena a ciascuno nel proprio Paese d'origine. La pena intesa come certa, autorevole e severa, ma anche rieducativa e non solo punitiva, ovvero accompagnata dalla presenza di percorsi riabilitativi durante la detenzione, per evitare la piaga della recidiva e, peggio ancora, il rafforzamento della condizione criminosa dei carcerati.
L'emarginare, il ghettizzare, la reazione del "tagliar fuori" può "venire facile" ma non risolve e nemmeno attenua il problema, anzi le storie personali dimostrano che lo aggravano: la sicurezza passa anche attraverso parole come "integrazione e accoglienza", che non devono e non possono contrastare con le parole "fermezza e rigore" verso chi delinque.
Nel concreto, nel nostro territorio, il Comune può avere un ruolo determinante, in primo luogo nella riqualificazione urbana e abitativa, come ricordato anche da molti esponenti della società civile e religiosa: è necessario procedere con celerità ad un accordo con Grandi Stazioni per riqualificare tutta l'area intorno alla Stazione ferroviaria di Mestre e con essa gli assi di via Piave, via Trento e via Ca' Marcello. Per quanto attiene alla riqualificazione abitativa, Mestre necessita di "rigenerarsi" attraverso la demolizione di vecchi edifici per ricostruirne di moderni, perchè la sicurezza passa anche attraverso strutture a misura d'uomo, senza zone d'ombra e di emarginazione sociale e di degrado, in modo che ogni strada del nostro territorio torni ad essere popolata e vivace.
In questo senso è indispensabile rilanciare il ruolo del commercio e dei negozi di vicinato, veri presidi del territorio, con politiche di sostegno e di accessibilità; continuare a contrastare prontamente ogni forma di irregolarità abitativa, quale il sovraffollamento, che molto spesso nasconde abusivismo se non sfruttamento; proseguire nel rilancio culturale di Mestre attraverso iniziative come quella che stiamo vivendo con "Mestre in centro" e con la realizzazione del Multisala al Candiani, dell'M9 in via Poerio e della Galleria Barcella.
La complessità dei problemi che abbiamo di fronte non deve essere un alibi per rinviarne a tempo indeterminato la soluzione, ma uno sprone a costruire soluzioni "vere", di durata, in quanto tali non finalizzate al facile consenso di parte della cittadinanza e nella realtà a "sfrattare" il problema da una zona ad un'altra di Mestre.
Su tutto questo il Comune di Venezia è impegnato con determinazione, anche se è inutile negarlo, spesso con armi spuntate e con risorse insufficienti.
Lo sforzo che dobbiamo fare tutti è quello di rompere questa assurda contrapposizione fra cittadini arrabbiati e Amministrazione Comunale apparentemente sorda: siamo tutti cittadini e la consapevolezza e la volontà di risolvere c'è. Partiamo da questo per rinsaldare la fiducia e il dialogo costruttivo fra cittadini comuni e cittadini che ricoprono, su mandato del corpo elettorale, incarichi di amministratore locale.
Emanuele Rosteghin
Pierantonio Belcaro