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VII Commissione - Verbale

Seduta del 18-04-2012 ore 10:00

 

Consiglieri componenti la Commissione: Maurizio Baratello, Gabriele Bazzaro, Sebastiano Bonzio, Renato Boraso, Claudio Borghello, Cesare Campa, Giampietro Capogrosso, Antonio Cavaliere, Saverio Centenaro, Nicola Funari, Marco Gavagnin, Luigi Giordani, Giacomo Guzzo, Valerio Lastrucci, Lorenza Lavini, Bruno Lazzaro, Marta Locatelli, Jacopo Molina, Emanuele Rosteghin, Alessandro Scarpa, Camilla Seibezzi, Davide Tagliapietra, Domenico Ticozzi, Giuseppe Toso, Simone Venturini, Alessandro Vianello, Marco Zuanich, Michele Zuin

 

Consiglieri presenti: Maurizio Baratello, Gabriele Bazzaro, Claudio Borghello, Cesare Campa, Giampietro Capogrosso, Antonio Cavaliere, Saverio Centenaro, Nicola Funari, Marco Gavagnin, Luigi Giordani, Giacomo Guzzo, Bruno Lazzaro, Marta Locatelli, Jacopo Molina, Emanuele Rosteghin, Alessandro Scarpa, Camilla Seibezzi, Davide Tagliapietra, Domenico Ticozzi, Giuseppe Toso, Alessandro Vianello, Marco Zuanich, Michele Zuin, Sebastiano Costalonga (sostituisce Lorenza Lavini), Carlo Pagan (sostituisce Renato Boraso)

 

Altri presenti: Assessore Bruno Filippini, Vicedirettore Generale Luigi Bassetto, Portavoce del gruppo di lavoro per Forte Marghera Sergio Pratali Maffei.

 

Ordine del giorno della seduta

  1. Presentazione del progetto per la gestione del compendio di Forte Marghera del Gruppo di lavoro per Forte Marghera...stella d'acqua.

Verbale

Alle ore 10.10 il presidente Cavaliere, constatata la presenza del numero legale, dichiara aperta la seduta e la sospende subito dopo. Alle ore 10.15 il presidente Cavaliere riapre la seduta e dà la parola ai rappresentanti del gruppo di lavoro.
Alle ore 10.25 entrano i consiglieri Vianello, Bazzaro e Lazzaro; alle ore 10.33 escono i consiglieri Centenaro, Lazzaro ed entra il consigliere Scarpa A., alle ore 10.40 entra il consigliere Zuin; alle ore 10.45 entra il consigliere Borghello ed escono i consiglieri Zuin e Bazzaro.

MARILISA BRUSSATO (comunicato consegna firme e presentazione dei relatori)
Il Gruppo di lavoro per Forte Marghera... stella d'acqua, che mercoledì 18 aprile alle ore 10 a Ca' Farsetti illustrerà alla VII commissione consiliare le Linee guida partecipate e condivise per il futuro di Forte Marghera, ha raccolto 4.620 firme per proporre al Consiglio Comunale l’avvio di una istruttoria partecipata per il piano di recupero di iniziativa pubblica di questa importante area storica e paesaggistica cittadina. Con questa raccolta di firme, alla quale hanno aderito moltissimi giovani, il Gruppo di lavoro auspica che sia garantita da parte dell'Amministrazione la massima trasparenza nella formulazione di tutti gli atti concernenti il destino di Forte Marghera, inteso quale bene pubblico, prima di tutto a disposizione della città. Nella presentazione delle Linee guida, mercoledì a Ca' Farsetti il Gruppo di lavoro per Forte Marghera ribadirà che il Forte è un bene comune di tutti, un patrimonio unico. E che la sua vocazione è quella di parco urbano, con tutti i suoi valori di memoria e identità storica, da non intendersi quale semplice contenitore di funzioni. Particolare attenzione, anche in ragione dei molti vincoli vigenti sull’area, verrà posta agli aspetti
ambientali, naturalistici e paesaggistici; alle modalità di accesso; alla multifunzionalità; al massimo recupero delle volumetrie esistenti, senza alcun loro incremento; alla trasparenza nei finanziamenti e nella gestione dell’area. Presenteranno le linee guida alcuni componenti del gruppo di lavoro: arch. Sergio Pratali Maffei, docente di Restauro architettonico, arch. Alessandra Marin, ricercatore di Urbanistica arch. Gabriella Bondi, paesaggista dott. Andrea Sola, presidente Associazione Pandora, con Sede a Forte Marghera, dott. Giulio Labbro Francia, presidente Movimento Consumatori Veneto, dott. Edoardo Montagnani, GeCo GAS, avv. Alessandro Zanmarchi, docente di Legislazione dei Beni Culturali.
Alle ore 10.50 entrano i consiglieri Lazzaro e Molinae; alle ore 10.55 entra il consigliere Guzzo; alle ore 11.00 entra il consigliere Campa ed esce il consigliere Tagliapietra; alle ore 11.10 entra il consigliere Tagliapietra e la consigliera Locatelli ed escono i consiglieri Zuanich e Bazzaro.

SERGIO PRATALI MAFFEI il percorso partecipato che abbiamo promosso in città sul futuro di Forte Marghera ha radici lontane. La sua data di nascita si potrebbe infatti far risalire al 19 gennaio 1996, quando il Consiglio Comunale, all’unanimità approvò il Piano Guida del Parco di San Giuliano dell’architetto Antonio Di Mambro. E proprio in quel piano, ribadisco, approvato all’unanimità, si legge che poiché la sua attuazione richiederà tempi lunghi, durante i quali potrebbero succedersi diverse amministrazioni cittadine, una chiara visione del suo futuro dovrà essere condivisa da tutti i membri della comunità:per essere usufruito ed avere successo, il parco necessiterà, infatti, di riflettere appieno le aspirazioni dei suoi utenti. In altri termini, esso sarà espressione di una progettazione dal basso, partecipata e condivisa dal pubblico, non il frutto della convinzione di pochi individui. E il 1996 è anche l’anno della definitiva dismissione di Forte Marghera da parte dell’esercito, il 12 Luglio, e del suo passaggio al Comune, seppur con una concessione in uso provvisorio. E’ da quel giorno che il Comune si è impegnato, come recita l’atto concessorio all’art. 5, “a realizzare a proprio esclusivo carico i lavori che si rendessero necessari per la stabilità e la manutenzione dell’infrastruttura e la sicurezza degli utilizzatori…” E’ la premessa all’acquisto di Forte, e di tutto il campo trincerato di Mestre, auspicata proprio da Giorgio Orsoni, assessore al patrimonio tre il 2000 e il 2005. Per forte Marghera si puntava all’epoca “alla realizzazione di un Museo delle fortificazioni veneziane e alla collocazione di attività economiche collegate alla fruizione turistica del territorio: ristorante, bar, ostello della gioventù e noleggio biciclette.” Ma veniamo agli anni più recenti, e all’attuale amministrazione in carica. Giorgio Orsoni nel suo programma elettorale citava Forte Marghera per ben 8 volte, sostenendo tra l’altro, a pagina 44, che quello è un luogo da rigenerare, all’interno di una politica di riqualificazione dei forti… da valorizzare assieme alle associazioni che in questi anni ne hanno curato l’uso e la riappropriazione alla cittadinanza di questi spazi oggi vitali per funzioni inclusive, sociali e di svago. Forte Marghera è luogo che dovrà trasformarsi… anche con un processo di partecipato che consegni la trasformazione dell’area ad un vero e nuovo rapporto tra aministrazione e cittadino di fronte a scelte decisionali così importanti in un luogo strategico per lo sviluppo della
città – sia per quella d’acqua che per quella di terra.E ancora, nelle Linee programmatiche di mandato 2010 – 2015, tra le azioni prioritarie relative alle linee guida sulla gestione del patrimonio nel settore della cultura, al punto 3.1.2, si legge: promuovere la riqualificazione e l’uso culturale, sociale e di svago del sistema dei forti di Mestre in particolare riqualificare Forte Marghera attraverso un piano di intervento pubblico privato che consenta di recuperare l’area a nuove funzioni urbane, sociali, storiche, culturali, sportive, ricreative, ambientali. Nell’estate dello scorso anno viene quindi avviato dalla Marco Polo System GEIE, con il patrocinio del Comune di Venezia, il Laboratorio partecipato: idee per Forte Marghera, alla cui inaugurazione, l’8 luglio, partecipano gli assessori Bettin e Filippini. Ma, come ricordato dalla stessa Marco Polo nell’audizione del 12 marzo scorso, il laboratorio viene “sospeso” a settembre e quindi rilanciato da un gruppo spontaneo che scelta la metodologia dell’OST, si è reso autonomo e sta ora producendo con il patrocinio del Comune di Venezia un percorso di progettazione partecipata dimostrando come è forte l’interesse verso il patrimonio ambientale e naturalistico dell’area e la necessità di non cedere il forte a iniziative a guida privata. Ed è proprio l’assessore Filippini, in una sua lettera del 4 agosto, ha chiarirci i senso del nostro percorso, sostenendo che per l’Amministrazione il progetto migliore è il miglior rapporto tra i costi e i benefici che ne deriveranno ai Cittadini, partendo dal presupposto di dare la massima fruibilità del Forte alla Cittadinanza… il “guadagno del progetto”, come voi lo definite… deve stare in capo alla Città ed ai Cittadini che oggi usufruiscono del Forte e che dovranno usufruirne anche in futuro;
l'Amministrazione darà il suo contributo tecnico ed economico… il Comune di Venezia intende
essere la parte protagonista nel governare il processo di cambiamento e riqualificazione del
Forte, i Cittadini saranno la giuria e ad oggi, nulla è stato ancora deciso. I progetti vanno
valutati non in rapporto alle singole aspettative del singolo soggetto, ma in relazione all’interesse generale della Città. Il Gruppo di lavoro ha quindi accolto con grande favore le 3 delibere di unicipalità, relative al parere sull’ampliamento del Parco di San Giuliano, e su Forte Marghera in particolare, che sembrano andare nella direzione auspicata. Si tratta delle delibere n. 4/2012 della Municipalità di Mestre-Carpenedo, n.2/2012 della Municipalità di Favaro Veneto, n. 6/2012 della Municipalità di Marghera, tutte votate praticamente all’unanimità, nella quali si richiedono “il mantenimento degli indirizzi e delle vocazioni di ciascun ambito contenuti del piano
guida/direttore predisposto dall’arch. di Di Mambro” e che per il compendio 1 – Forte Marghera - non debba “essere previsto alcun aumento volumetrico rispetto a quello esistente”. Nel frattempo il Consiglio Comunale ha deliberato le già richiamate modifiche allo Statuto Comunale, prevedendo espressamente, all’art. 26, il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione della partecipazione popolare, nonché l’indizione dell’istruttoria partecipata, della quale oggi quasi 5.000 cittadini
si sono fatti promotori. E questa iniziativa è da ritenersi la naturale conclusione di un primo percorso avviato per iniziativa spontanea da parte della cittadinanza, che ha oggi come oggetto d’interesse il compendio di Forte Marghera, ritenuto da tutti noi un Bene Comune, quindi a disposizione della collettività tutta, e il cui futuro risulta appunto di interesse generale. Tale percorso si è articolato in una serie di incontri settimanali (da ottobre a oggi, per un totale di 28), di momenti pubblici di approfondimento e di confronto (12 in tutto), di un OST al quale sono seguiti i tavoli tecnici di confronto creativo (6), coinvolgendo centinaia di cittadini e tutte le scuole della terraferma veneziana. Alcuni dati possono forse rendere meglio di tante parole lo sforzo profuso: oltre 2.000 documenti, relativi a Forte Marghera, raccolti, riordinati e analizzati da 6 diversi sottogruppi di lavoro; oltre 1.000 cittadini “registrati” in quanto partecipanti alle diverse attività promosse; oltre 10.000 ore/uomo “impegnate”; quasi 7.000 euro di autofinanziamento utilizzati per l’affitto di sale, la riproduzione di documenti, la stampa di inviti, locandine, rapporti e linee guida, la produzione di materiali audio e video. Concludo questa lunga premessa facendo presente che le Linee guida che oggi vengono presentate a questa Commissione hanno già ottenuto un parere preliminare favorevole da parte della Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici di Venezia e laguna (prot. 5351 del 13 aprile) nel quale ci viene ricordato che Forte Marghera rappresenta l’elemento di maggiore importanza del sistema difensivo di terraferma della città di Venezia, denominato “Campo trincerato di mestre” per questo sottoposto a tutela con specifico decreto ai sensi del D.Lgs. 42/2004 parte II;è elemento di rilevantissimo interesse ambientale e paesaggistico facente parte dell’ecosistema lagunare tutelato con specifico decreto ai sensi del D.Lgs. 42/2004 parte III;rappresenta un’eccezionale opportunità di valorizzazione della terraferma mestrina bisognosa di strutture di servizio soprattutto in ragione di finalità culturali e ricreative; versa in una situazione di generale deplorevole degrado causato dall’abbandono e dalla mancanza di manutenzione suggerendo inoltre di porre massima attenzione per gli aspetti archeologici e per quelli conservativi, sia degli edifici principali che dei manufatti che variamente costituiscono il forte sottolineando infine come Forte Marghera possa costituire un interessante completamento del parco di San Giuliano al quale dovrebbe essere intimamente collegato anche a livello funzionale in modo da integrare la struttura con la città e renderne più facile e completo l’utilizzo. A tale riguardo è da rilevare che anche le attuali destinazioni d’uso e funzioni dovranno risultare congrue con il futuro utilizzo e quindi con le linee guida del piano.Ma sul significato dei vincoli esistenti su Forte Marghera e sulle indicazioni date dalla competente Soprintendenza lascio la parola all’avv. Alessandro Zanmarchi che, come ricordato, è docente di Legislazione dei beni culturali.

ALESSANDRA MARIN (principi orientativi, accessibilità e relazioni)
Le Linee guida partecipate e condivise per il futuro di Forte Marghera si aprono con la definizione di alcuni principi, parole chiave elaborate nel corso dell’intero percorso di partecipazione, che sono
state assunte come termini di orientamento per la definizione delle scelte strategiche e delle modalità d’intervento previste. Questi principi costruiscono uno scenario generale, al cui interno si vanno a situare le successive specificazioni tematiche, relative alle modalità di intervento. In sintesi, i principi richiamano la necessità della conservazione di Forte Marghera, da estendersi sia sui
manufatti, sia sulla natura, da tutelarsi nelle sue componenti vegetazionali e faunistiche. Il Forte vi è inteso come patrimonio unico e bene di tutti, ovvero della pluralità dei soggetti che dovranno e
potranno fruire dei suoi spazi in modo inclusivo e flessibile, condividendo anche (in modi diversi) le responsabilità della sua tutela, messa in valore e gestione. Per realizzare queste azioni si ritengono indispensabili e prioritarie: la messa in pratica del concetto di sostenibilità in un’accezione ampia
- la necessità di una scelta multifunzionale, che consenta l’apertura ai bisogni di tutta la cittadinanza
e la piena accessibilità agli spazi del Forte; la trasparenza e il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte, ricorrendo in modo concreto al principio di sussidiarietà la richiesta che l’intervento su questo patrimonio condiviso recuperi i caratteri peculiari della sua identità, operando su di esso sobriamente e a difesa della sua bellezza Volendo comparare questi principi orientativi con quanto proposto dai progetti già posti all’attenzione di questa Commissione, non si può non rilevare che, sia pure con diverse accezioni, questi ultimi: sono connotati da una sostanziale monofunzionalità, scelta che risulta escludente e scarsamente efficace (come il fallimento conclamato dell’urbanistica funzionalista e l’efficacia delle operazioni di rigenerazione urbana basate invece sul mix di usi e funzioni ci hanno ormai insegnato); non tengono in adeguata considerazione il patrimonio naturalistico costituito dal Forte, “piegandolo” alle necessità delle “funzioni dominanti” (e spesso, di operazioni principalmente mirate alla redditività) anziché cogliere l’occasione del recupero di caratteri del tutto peculiari di questo contesto, che ben si differenzia dalla restante offerta di aree verdi della terraferma mestrina; individuano relazioni tra usi del Forte, azioni di recupero e trasformazione, forme di gestione che mettono in due casi in mano a un soggetto privato il Forte stesso (per lunghi periodi di tempo),
mentre in un terzo concentrano le decisioni (definendo relazioni con un sistema più ampio di
soggetti, ma dal solo valore consultivo) in modo a nostro avviso totalmente inadeguato a garantire
trasparenza e sussidiarietà. Per scendere ora nel dettaglio delle modalità d’intervento previste dalle Linee guida, si può dar conto in primo luogo delle idee prodotte in merito ai rapporti che dovranno intercorrere tra il Forte e il territorio in cui è inserito, alle diverse scale. In estrema sintesi, si è proposto: che venga riconosciuto il ruolo di “cerniera” del Forte allo interno di sistemi dei quali è in atto o in previsione una valorizzazione, come il campo trincerato di Mestre e il parco della laguna nord, e il suo straordinario valore di “porta” situata tra terra ed acqua; che l’accessibilità al Forte sia decisamente connotata dall’utilizzo di mezzi pubblici e con le forme di “mobilità dolce” (ciclabile, pedonale). Questo tipo di accessibilità è già forte in prossimità dell’area (autobus e tram da Mestre e da Venezia, stazione SFMR di Marghera, ciclabile lungo viale San Marco) e in corso di
implementazione (ciclabile proposta da IVE, ciclabile lungo via Forte Marghera, ecc.); che venga perciò fortemente diminuita la possibilità di transitare con mezzi a motore (specie privati)
e parcheggiare in prossimità (o, peggio ancora, all’interno) del Forte, cogliendo l’occasione per
ribadire la necessità di operare: per il recupero dell’integrità dello stesso, riallacciando forti relazioni con le lunette o rivellini esterni; per una migliore connessione con il contesto, specie con il Parco di San Giuliano (come proposto con il declassamento di via Forte Marghera e il possibile smantellamento del suo ultimo tratto); che attraverso differenti e progressivi interventi (tutti leggeri a basso impatto, sia dei servizi e delle opere da realizzare, sia economico) si attui una connessione ciclopedonale tra l’accesso al parco di San Giuliano e l’area universitaria e della ricerca di via Torino, che rafforza il ruolo di cerniera del Forte nello scenario della riqualificazione del waterfront lagunare
5. che venga favorito il recupero del rapporto con l'acqua, nel rispetto dei canali e specchi acquei e
dei fondali che non andranno modificati o utilizzati in modo inadeguato, mediante, ad esempio:
- l’introduzione di una linea di vaporetto elettrico che, mettendo in relazione Venezia e Mestre
navigando lungo il Canal Salso, faccia scalo al Forte; l’individuazione di un sito adeguato alla realizzazione di un accesso pubblico all'acqua, solo per mezzi nautici non a motore.
Il confronto con le indicazioni dei progetti Impregilo, MIB-AG e MPS (state che quest’ultimo quasi non affronta questi temi) porta a verificare che non sempre questi fondamentali aspetti del progetto sono stati considerati e adeguatamente quantificati: nessuno dei progetti pone nel necessario valore la grande opportunità già esistente di dare spazio alla mobilità sostenibile e all’accessibilità “per tutti”;
- i progetti di Impregilo e MIB_AG prevedono la realizzazione di una grande quota di parcheggi
privati in tutta l’area tra il Forte e la città (una sorta di “cintura” dedicata al parcheggio che stringe il
Forte, di addirittura 7 ha. nel caso di Impregilo) impedendo la realizzazione (o meglio la riscoperta)
di connessioni fisiche e visive tra Forte, città e laguna di grande importanza e negando il
riconoscimento come spazi interni al forte di due delle lunette esterne (del resto ignorate anche dal
progetto di MPS); il grande impatto delle infrastrutture dedicate alla mobilità su gomma viene ribadito dal progetto MIBAG con il previsto asse carrabile di attraversamento che connette via Forte Marghera a via Torino, portando fino all’interno del Forte potenziali consistenti flussi di attraversamento urbano; le modalità di progetto e gestione dell’accessibilità acquea non sono ben chiarite, in quanto le
proposte fatte presentano numerose criticità, quando si confrontino con la morfologia del Forte; in
due casi su tre inoltre si propone una accessibilità indifferenziata alle acque interne e perimetrali del
Forte, caratterizzate invece da condizioni assai diverse di fruibilità. Vorremmo infine citare ad esempio delle modalità di intervento proposte dalle Linee guida fino ad ora illustrate una sola delle molte “buone pratiche” che il confronto con le esperienze internazionali più avanzate ci propone, in fatto di interventi a basso impatto e finanziati dal basso. La costruzione, partita in questi mesi, di un percorso pedonale realizzato con materiali naturali e attraverso un finanziamento promosso “dal basso” (e specie attraverso il web), di una passerella pedonale a Rotterdam. Il progetto I make Rotterdam è stato promosso dalla Biennale internazionale di questa città nell’ottobre dello
scorso anno e basa la realizzazione di un percorso di 350 metri sul progetto di una struttura leggera e a
basso impatto, modulare, il cui finanziamento è basato sull’acquisto di moduli di diversa misura (per
tutte le tasche! e infatti ha avuto nonostante il periodo difficile un notevole successo!) che porteranno
il nome del finanziatore e che fanno in modo che chiunque possa dare il proprio contributo nel
migliorare la città in cui vive ( o che ama, pur non vivendoci).

GABRIELLA BONDI (uso degli spazi aperti) Le linee principali. Dal processo di progettazione partecipata e dai successivi tavoli di confronto creativo dedicati alla riqualificazione paesaggistica e ambientale del Forte, sono emerse le seguenti linee guida: l’identificazione del Forte come parco urbano quale soggetto organico autonomo, anziché contenitore di funzioni o “tessuto connettivo” fra queste, a differenza delle proposte finora presentate; accanto al riconoscimento del suo valore di memoria e di identità storica locale si affianca quindi la volontà del suo recupero filologico e delle tappe della sua evoluzione storica; la proposta di gestione di molte aree del parco con pratiche di agricoltura urbana biologica; del resto lo stesso Forte, come quasi tutte le opere militari analoghe, ospitava orti (tra il 1917 e il 1919 i suoi terreni anche limitrofi furono addirittura destinati a produrre grano e ortaggi per le truppe al fronte); inoltre nei catasti dei primi dell’Ottocentodue aree lungo le anse del Marzenego, erano censite ad “aratorio arborato vitato” e a “prato stabile”. Il desiderio di molti cittadini di riappropriarsi, di prendersi cura in prima persona e di partecipare attivamente alla tutela e alla manutenzione del parco, secondo principi di sussidiarietà, scambio, condivisione e aggregazione sociale; fin dall'inizio, infatti, gli orti e gran parte dell'assetto paesaggistico sono stati pensati in funzione della manutenzione ordinaria del parco: chi gestisce un orto è chiamato a collaborarvi, così come ogni altra attività che si insedia al Forte.L’importanza della tutela delle aree di interesse naturalistico che si sono formate nel corso degli anni per azione spontanea e che costituiscono un consistente bacino di biodiversità: ci si riferisce soprattutto alle zone umide, rifugio di avifauna e altre specie animali e vegetali lagunari, oltre alle zone boscate. Forte Marghera quale parco urbano. Si tratta quindi di un parco urbano gestito esclusivamente con il metodo biologico che, a differenza di quelli presenti in città, prevede la partecipazione attiva della cittadinanza alla manutenzione ordinaria di molti dei suoi comparti. La coltivazione organica produce poi il minimo impatto ambientale alle aree di vegetazione spontanea, a cui viene riconosciuto un ruolo rigenerativo dell’intero contesto territoriale. L’agricivismo (o agricoltura urbana) diffuso nel Forte e nelle lunette, oltre a svolgere opera di educazione alimentare e di autoproduzione degli alimenti secondo stili di vita più responsabili, ha i seguenti vantaggi: l’opportunità di realizzare un museo vivente delle specie locali orticole oggi in estinzione e di archeologia arborea da frutto; specie che del resto connotavano il paesaggio agrario ai tempi in cui sorse il Forte. Tale museo potrà trasformarsi anche in banca dei semi; abbatte i costi della manutenzione ordinaria, coinvolgendo attivamente in prima persona chi
coltiva gli orti, singolarmente o in condivisione. Gli orti urbani e le altre opere vegetali, richiedono un
investimento iniziale per il loro allestimento, soprattutto per le condutture idriche e la modellazione
del terreno; dopodiché potrebbero essere completati anche in autocostruzione e su base volontaria. Si tratta di azioni graduali, da compiere a fasi progressive nel tempo. Una volta che è possibile ospitarli almeno in campeggio, ci si può rivolgere anche a organizzazioni internazionali di volontari, come i wwoofer (iscritti al WWOOF, World Wide Opportunities on Organic Farms), che girano il mondo offrendo manodopera alle aziende biologiche, in cambio di vitto e alloggio; dà accesso agli aiuti europei (stanziati tramite la Regione e Veneto Agricoltura) per interventi di salvaguardia, tutela e valorizzazione del territorio e del suo paesaggio agrario. In pratica, si possono chiedere fondi per prati stabili, siepi campestri e così via; parte della produzione orticola, frutticola e vivaistica di specie antiche, coltivate del Forte, può in una certa misura autofinanziare la stessa manutenzione e crescita del parco, anche mediante la creazione di un marchio. Pure nel nostro territorio esistono già esempi di commercializzazione di prodotti di questo genere, anche se da parte di aziende private: nell’ex Tenuta Scarpa – Volo, ad esempio, si sta producendo un vino derivante dall’originario vitigno Dorona di Venezia; infine, per le aree di interesse ambientale esistono altri fondi comunitari specifici, riguardanti le opere di rinaturalizzazione e tutela delle zone boscate e di quelle umide. Analisi paesaggistico-ambientale e norme legislative di tutela. Dovendo affrontare un intervento di riqualificazione ambientale in un sito di tale entità e sottoposto ai vincoli della legislazione statale del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/2004 e modifiche seguenti), sono indispensabili tutta una serie di ricerche e analisi sullo stato di fatto dell'impianto vegetativo, forestale, biologico - naturalistico, faunistico, geologico e paesaggistico, che non risulta presente in modo adeguato in nessuno dei progetti finora esposti. (Solo MPS ha esposto alcune considerazioni, ma prevalentemente solo di tipo forestale). Per svolgere tali ricerche interdisciplinari dovrebbero essere necessari almeno 18 mesi e cioè un anno solare, più sei mesi per l'organizzazione e l'elaborazione. Oltre che di tipo quantitativo (per es. il numero di specie censite), questi studi sono più di tipo qualitativo (per es. quali specie animali o vegetali ci sono e di cosa sono indicatori biologici), oltre che dinamico (riguardano per esempio i processi evolutivi o degenerativi in atto e così via). Il risultato si traduce in una serie di conclusioni e di indici scientifici che individuano comparti con caratteristiche più o meno
omogenee, a ciascuno dei quali viene assegnato un grado specifico di trasformabilità e fanno da guida
al progetto. Si tratta di studi da effettuare con la collaborazione di università o con gruppi di ricerca, quali il CNR. Anche per tali analisi e valutazioni obbligatorie nelle relazioni di progetto che si presentano alla Soprintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici, sono previsti fondi europei, data la natura e il grado di complessità del contesto di Forte Marghera e delle sue adiacenze.
Nell’attuale Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio si afferma che "sono beni paesaggistici gli immobili e le aree (...) costituenti espressioni dei valori storici, culturali, naturali, morfologici
ed estetici del territorio". In particolare l'articolo 131 della Parte III, denominata Beni paesaggistici specifica che "per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni". Forte Marghera e il suo contesto territoriale non sono solo tutelati dalla ex Legge nazionale 1497/39 sulla “Protezione delle bellezze naturali” e dalla vecchia Legge 431/1985, oggi contenuti nel su citato Codice statale (DLgs 42/2004, Parte III), ma risultano anche soggetti a vari gradi di vincolo della normativa regionale, provinciale e comunale: del PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), ma soprattutto del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) nella Carta del Sistema ambientale
(Conterminazione lagunare, Segni ordinatori e Macchia boscata) e nella Carta del paesaggio e infine il PALAV (Piano di Area della Laguna e dell’Area Veneziana) li classifica come “Aree di interesse paesistico –ambientale”.Buone pratiche: esperienze e realtà già presenti da tempo sono Naerum Vaenge a Copenhagen, disegnato negli anni Cinquanta da Carl Theodor Soerensen: si tratta di parco urbano di grande rigore formale, contenente 50 orti, destinati agli abitanti di un insediamento residenziale nelle vicinanze. Ciascuno misura 80 mq ed è un ovale cinto da una siepe alta 1,70 m. E’ un parco a gestione mista, dove tutto lo spazio esterno è mantenuto dal Comune ed è aperto al pubblico. 2. Domaene Dahlem a Berlino: è una fattoria biologica didattica urbana, istituita nel 1976 e inglobata in pieno centro abitato. Nel complesso cinquecentesco hanno sede un museo, un ristorante, diverse botteghe artigiane con antichi mestieri e ogni settimana si tiene un mercatino di frutta e verdura. Tale fattoria è rivolta sia ai cittadini, che a un turismo culturale di qualità, per il cui sviluppo è stato recentemente ottenuto un finanziamento di 3 milioni di euro da fondi comunitari e statali.
3. Seedcity Ethz a Zurigo: è un orto giardino condiviso per gli studenti e i dipendenti del Politecnico
che segue i principi della permacultura e coltiva semi di orticole in estinzione, patrocinato anche
dalla Fondazione PRO SPECIE RARA (che si occupa di recupero, tutela e valorizzazione di specie
vegetali e animali in estinzione). 4. Todmorden, una cittadina dello Yorkshire, diventata recentemente famosa in seguito a una campagna di sensibilizzazione ambientale e alimentare partita dal basso, da un gruppo di cittadini. Sono da qualche anno mobilitati un gran numero di volontari che occupano tutti gli spazi pubblici urbani con piante commestibili. A sorpresa degli amministratori, tale fenomeno ha inoltre favorito grandemente anche una interazione delle molte comunità di immigrati fra loro e con la popolazione locale, prima molto più conflittuale. 5. Meanwhile Gardens, a Londra; è un community garden autogestito, sorto nel 1975 su una discarica e su terreni che riuscirono in seguito ad essere sottratti a una grossa speculazione edilizia. Attualmente ospita anche molti spazi per il gioco, la didattica , l’educazione ambientale e per l’orto -giardino terapia. 6. Bundesgartenschau - 1999 di Magdeburgo, una città di 276.000 abitanti nell’ex Germania dell’Est. (Bundes Internationaler Garten Ausstellung - Mostra internazionale di giardinaggio).Nel 1999 ha riqualificato un’area militare degradata di 200 ha, con caserme fatiscenti e contaminate dall'amianto, porcilaie e macerie e, per di più, sorgeva affianco a una discarica di rifiuti.La sua riconversione fu collegata alla BUGA, la mostra di giardinaggio quinquennale che si organizza a turno nelle città tedesche. E’ costata 110 milioni di euro, di cui 33 solo per le opere paesaggistiche: metà furono finanziati dall’Unione Europea, il 30% dalla Regione e il restante 20% dal Comune. 7. Architettura vegetale in Salice vivo, secondo il metodo costruttivo reinventato da Marcel Kalberer. A metà fra architettura e scultura, sono edifici viventi anche di grandi dimensioni, che spesso catalizzano eventi e concerti, oltre a richiamare un certo numero di visitatori; sono realizzati in autocostruzione da squadre di volontari, provenienti da ogni sorta di Paesi e culture. I cantieri si svolgono in un clima di scambio e solidarietà, dove giovani e anziani, bambini, disabili ed emarginati collaborano assieme senza gerarchie o competizione.
ANDREA SOLA afferma che se il tema delle attività culturali è sempre citato come carattere primario dei progetti proposti, va tuttavia osservato come troppo frequentemente sia stato identificato in maniera preponderante con attività di carattere commerciale ed espositivo, con riferimento in particolare all'arte contemporanea. Partendo dalla constatazione non secondaria di come il settore dell'arte contemporanea legata al mercato internazionale abbia goduto nel nostro comune un favore straordinario (con due spazi di livello eccezionale come Palazzo Grassi e la Punta della Dogana), e di come non si sia ancora riusciti a trovare un impiego per i grandi spazi dei Giardini tuttora inutilizzati al di fuori della apertura della Biennale, si vuole mettere in guardia dal pericolo che anche in questa occasione si dia credito a progetti mercantili elitari ed autoreferenziali che sottrarrebbero indebitamente spazi che devono rimanere aperti alla fruizione diretta, attiva ed autogestita da parte della cittadinanza. Il tipo di attività culturali che i cittadini si aspettano è un assieme di attività che rispondono alle esigenze concrete di pubblica fruizione attiva, come emerso chiaramente in tutti gli incontri pubblici: deve quindi essere questo il principio guida nella progettazione degli spazi se si vuole che la cittadinanza possa essere davvero coinvolta idealmente ed anche concretamente nel recupero di questa realtà. Questo aspetto non va affatto sottovalutato se questa Amministrazione vuole perseguire lo scopo di avere la fiducia dei cittadini e di reperire risorse anche al di fuori dei canali usuali dell'investimento privato e del contributo pubblico. Le aree ad esse dedicate dovranno essere spazi con caratteristiche adeguate ad operare direttamente da parte di singoli e gruppi, tenendo conto della diversificazione delle esigenze a seconda dei diversi settori: le produzioni musicale, artigianale, artistica, teatrale, sportiva, didattica, ricreativa, per la fruizione collettiva di spettacoli delle più diverse nature, le esposizioni temporanee e permanenti su tematiche legate all'attualità, all'accoglienza, alla storia ed alle tradizioni, alle produzioni multimediali, ecc., tutte intese come
opportunità per una pratica culturale partecipativa. Un'ultima osservazione: logica avrebbe voluto che fossero i soggetti portatori di progetti di gestione per l'assegnazione di spazi pubblici a doversi confrontare con le istanze democraticamente espresse dalla cittadinanza, e non il contrario. Si ricorda che tali soggetti non hanno ritenuto opportuno presentare le loro intenzioni in alcuna delle svariate sedi in cui si è svolta una pubblica e libera discussione, sottraendosi quindi a qualsiasi tipo di verifica da parte della cittadinanza.

SERGIO PRATALI MAFFEI (interventi sull’edificato esistente) Dovendo parlare ora dei 72 edifici presenti a Forte Marghera non si può non ricordare che solo le diverse attività attualmente insediate hanno consentito di evitare il deperimento di alcuni di tali edifici, i soli che oggi risultano ancora agibili e in buone condizioni. Così come va ricordato che la precarietà di tali attività, dovuta a concessioni molto limitate nel tempo, abbia loro impedito la programmazione di interventi edilizi più consistenti. Tale situazione ha portato infatti ad un sostanziale congelamento degli investimenti da parte loro, quantificabili oggi in circa 500.000 euro, che si potrebbero fin da oggi sommare all’analoga cifra oggi stanziata da parte della Regione Veneto, come reso noto dall’assessore Chisso e già ricordato in una precedente audizione dal consigliere Pettenò. Tornando ora alle Linee guida, va detto in primo luogo che anche le modalità di intervento sugli edifici sono state definite sulla base di alcuni principi generali, condivisi durante l’OST e i successivi tavoli tecnici. Si propone di in primo luogo di evitare l’aumento di cubatura, rispetto alla volumetria esistente, ipotizzando, in prima istanza, la conservazione totale dell’edificato esistente, da valutarsi quale risorsa culturale ed economica, stabilendo al contempo la progressività degli interventi secondo una scala di priorità
basata su di una equilibrata convergenza tra le valutazioni economiche e quelle funzionali.
A tal proposito vanno sottolineate alcune errate datazioni, che comporterebbero, secondo altri progetti
presentati a questa commissione, la demolizione, ad esempio, delle scuderie e di altre strutture
ottocentesche, definite come edifici degli anni Quaranta. Si propone poi di basare la riqualificazione delle volumetrie esistenti sui principi dell’ecosostenibilità edilizia, privilegiando quindi l’impiego di materiali naturali tradizionali, anche coniugando tale impiego con le nuove tecnologie e/o con tecniche innovative di bioarchitettura a basso impatto ambientale. E in tal senso sono state richiamate le Linee Guida per una progettazione sostenibile dell'area di Forte Marghera (redatte dall’INBAR, Sezione di Venezia, nel 2007). Va poi garantito, il più possibile, il raggiungimento dei seguenti obiettivi: l’autosufficienza energetica delle attività insediate e di Forte Marghera nel suo complesso, anche mediante l’impiego di fonti energetiche alternative; la sostenibilità ambientale sia delle singole funzioni previste che della complessiva “impronta” che queste possono determinare sull’area;
la massimizzazione delle risorse esistenti, ovvero dell’attuale insieme di edifici, mediante il loro
riuso compatibile; la previsione di un sistema di raccolta differenziata generalizzato che possa portare alla riduzione/eliminazione dei rifiuti non riciclabili prodotti. Va inoltre verificata, quale imprescindibile criterio di fattibilità, la compatibilità delle funzioni previste con i caratteri propri e specifici degli edifici esistenti, in particolare della loro morfologia, della loro storicità e della loro consistenza fisica. Va prevista la massima flessibilità, nel rispetto degli altri principi richiamati, sia nelle destinazioni d’uso previste, che potranno variare nel tempo, che nelle modalità d’uso, garantendo quindi la possibilità di soddisfare bisogni ed esigenze mutevoli e differenziate. Va stabilita una gradualità negli interventi, per ragioni di opportunità economica e strategica, definendo le
diverse priorità, in particolare con riferimento all’attuale stato di conservazione degli edifici e al parametro del “rischio di perdita” che tale condizione può comportare. Parlando dei costi che tali interventi comportano rileviamo con piacere che le stime da noi elaborate coincidono sostanzialmente con quelle dello studio presentato dalla Marco Polo System, Per tale valutazione si è assunto come riferimento il quadro di sintesi elaborato dal Gruppo di lavoro perForte Marghera… stella d’acqua, denominato Analisi stato di fatto e stima costi d’intervento edifici (aggiornato al febbraio 2012).
STIMA COSTI D'INTERVENTO EDIFICI (unità di misura: mc) 5.418.543
STIMA COSTI D'INTERVENTO SPAZI APERTI (unità di misura: mq) 2.161.607
STIMA COSTI D'INTERVENTO ELEMENTI LINEARI (unità di misura: ml) 1.457.090
TOTALE GENERALE 9.037.240.
Specifichiamo che tali costi si riferiscono alla messa in sicurezza e all’obiettivo dell’agibilità per tutta l’area e tutti gli edifici presenti, indipendentemente dalle funzioni che vi verranno insediate. E’ appena il caso di ricordare infatti come a seconda del tipo di destinazione, e di fruizione, i costi possano essere estremamente diversi. Inoltre, allo scopo di rendere tale operazione maggiormente congruente, vengono dapprima identificate delle macrocategorie funzionali, individuate per analogia di esigenze architettoniche, spaziali e tecnologiche, riportate nella tabella. Sulla base delle analisi specifiche condotte sui singoli edifici, e della lettura delle loro caratteristiche, sono quindi state individuate delle macro-categorie, al fine di individuarne la loro vocazione. Tali categorie sono state successivamente correlate alle destinazioni d’uso previste, al fine di individuarne lo loro più consona collocazione. E’ infine forse il caso di fare un po’ di ordine sulle quantità che sono state fino ad oggi dichiarate, prendendo ad esempio il progetto della Impregilo. Il compendio di Forte Marghera è costituito da 48 ettari, dei quali 44 di proprietà comunale. Di questi, oltre 13 ettari sono di canali e quasi 8 sono costituiti dai bastioni. La superficie al piano di campagna è di 23 ettari, dei quali oltre 14 sono costituiti dalle lunette esterne e solo 9 dai ridotti. E’ dunque su quest’area, di 9 ettari, che si concentrano tutte le proposte fino ad ora presentate. C’è poi la previsione, sempre nel caso di Impregilo, della destinazione a parcheggi del 50% della superficie delle lunette esterne, ovvero del 100% se consideriamo solo quelle di proprietà comunale. Per quanto riguarda la superficie coperta, questa è oggi di circa 22.000 mq. No si capisce quindi come, prevedendo la demolizione di oltre la metà delle volumetrie esistenti si possa parlare di 20.000 mq di edifici restaurati. E’ stato detto infine che 5.500 presenze giornaliere vanno a distribuirsi su 44 ettari. Vediamo in realtà come la superficie utile sia alla fine di soli 9 ettari, e che la previsione di circa 6000 posti auto faccia intendere che
la stima sia, per il fine settimana, di circa 15.000 presenze. Un ultimo chiarimento, tra i tanti, che riteniamo particolarmente utile e necessario. Riguarda l’intervento sulle rive, o marginamenti che dir si voglia, la cui estensione va riconsiderata in base alla diverse tipologie presenti. Quelle in masegni o conci di pietra d’Istria hanno una lunghezza di “soli” 2,3 Km. Peraltro vorremmo capire, oltre all’esplicita dichiarazione dei due soggetti privati di non ritenere tali costi a loro carico, se il Magistrato alle Acque intende mantenere la sua programmazione, che prevede appunto un
intervento diretto su tutti i marginamenti del compendio di Forte Marghera.

GIULIO LABBRO FRANCIA (finanziamento e gestione) Per quanto riguarda gli aspetti finanziari e gestionali, le Linee guida elencano sette principi orientativi di cui cinque in aggiunta a quelli di trasparenza, progressività e sussidiarietà già menzionati nell'introduzione. Responsabilità delle scelte, da ripartire tra tutti gli operatori e gli utilizzatori del Forte , relative all’indirizzo politico, alle funzioni autorizzative, alla gestione degli spazi e alla loro rispettosa e corretta fruizione; La mutualità intesa come principio che eviti/limiti la competizione per l’ottenimento degli spazi, per favorire l'inclusione;
la trasparenza (tracciabilità) nella gestione di tutte le funzioni ed attività insediate: ambientali,
artistiche, culturali, economiche, sociali, (attraverso registrazioni amministrative e contabili tracciabili
ad ogni passaggio del ciclo produttivo o di servizio) soprattutto se si prevedono ridistribuzioni di
reddito compensativi per le attività con andamento fluttuante; l’autosostenibilità di tutte le azioni/attività, sia generali che specifiche, anche quale condizione per l’insediamento di nuove attività, valutando eventualmente la possibilità di sistemi di finanziamento alternativi per le iniziative senza scopo di lucro; la rappresentatività interculturale e intergenerazionale dell’insieme delle diverse funzioni insediate, intesa quale fondamentale condizione per lo sviluppo del dialogo tra il Forte e tutto il territorio. In considerazione dei principi su esposti, sono state quindi individuate delle linee guida finalizzate ad orientare le modalità di gestione del progetto generale e la sua capacità di sostenersi finanziariamente. Gestione. Si auspica la presenza di un soggetto gestore con capacità giuridica ed autonomia gestionale che: consenta la partecipazione dei cittadini, come individui ovvero in forma associata, negli organi decisionali interni; preveda un’assemblea con voto capitario (una testa un voto)
- funga da tavolo di compensazione/concertazione tra le istanze di cittadini, operatori e istituzioni
territoriali, in primis il Comune; coordini le molteplici attività del Forte, gestisca la disponibilità degli spazi e il programma temporale di realizzazione degli interventi; abbia la capacità di perequare attività di servizio e no-profit con quelle remunerative. Le forme giuridiche del soggetto gestore che sono state valutate come d’interesse, analizzate e confrontate tra loro, sono le seguenti: Fondazione di partecipazione, Fondazione di partecipazione UE, Cooperativa, Gruppo Economico di Interesse Europeo, Associazione e Consorzio.Le risorse finanziarie. In merito alle risorse finanziarie ritenute necessarie alla realizzazione del progetto, le Linee guida hanno individuato diverse possibili fonti di finanziamento anche in considerazione della loro destinazione d'uso. Oltre ai consueti finanziamenti UE derivanti da programmi settennali erogati direttamente dalla Commissione Europea, quelli indiretti gestiti da ogni Regione attraverso il proprio POR e quelli nazionali o locali, il gruppo
di lavoro ha evidenziato anche altre fonti e soggetti finanziatori ad esempio: fondo obbligazionario garantito (tramite il quale i cittadini possono partecipare investendo sul proprio territorio, controllare direttamente; l'investimento e maturare un interesse fisso sul capitale); l’azionariato diffuso (i cittadini possono partecipare direttamente nel finanziamento di attività situate nel Forte, condividendo rischio e utile); l'autofinanziamento delle singole attività in ingresso; l'obbligo di riutilizzo di parte degli utili realizzati dalle attività insediate (reinvestimento obbligatorio quota utili); perequazione e mutualità tra le diverse attività del Forte, tramite l’intervento del soggetto gestore (quota ridistribuzione utili sopra gli standard di retribuzione del capitale - solidarietà tra le imprese del sistema Forte); inserimento di forme di volontariato e lavori socialmente utili - quota inclusione sociale (solidarietà sociale - liberalità); donazioni e sponsor; la cooperativa di comunità.

EDOARDO MONTAGNANI vorrei suddividere il mio intervento in merito al finanziamento e gestione del compendio di Forte Marghera in tre passaggi e porre una domanda: esiste un modello di finanza alternativo a quelli di Impregilo, Mib AG e Marco Polo System geie? Il primo passaggio richiede una riflessione precisa e breve sull'attuale congiuntura economica. Il modello di libero mercato, che ha portato ad una globalizzazione senza regole e ad una speculazione senza limiti, sta collassando. Parte del sistema bancario è causa e non la soluzione della crisi poiché non ha dimostrato di investire in una economia reale. Inoltre, le difficoltà dell'intervento pubblico hanno evidenziato l'insostenibilità dei debiti sovrani. E' necessario dunque avere il coraggio di rompere con il modello passato ed individuare una nuova forma di economia orientata ad uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Ciò significa portare la democrazia, la partecipazione dei cittadini dentro l'economia, perequare le diseguaglianze sociali, creare opportunità per i più giovani.
Il secondo passaggio vede nelle linee guida partecipate e condivise per il futuro di Forte Marghera
l'individuazione di alcuni principi quali la trasparenza, la progressione degli interventi, la mutualità e il principio di sussidiarietà, come essenziali per la futura gestione dell'area. I cittadini hanno il diritto di poter perseguire l'interesse generale attivamente, ai sensi dell'art.118 della Costituzione.
Chiediamo un'economia che parta dalle esigenze e dalle necessità della nostra comunità. Per questo abbiamo organizzato un Open Space Technology, per coinvolgere la cittadinanza nella scelta delle modalità da adottare nella gestione del Forte. Per questo abbiamo raccolto più di quattromila firme e richiesto al Comune l'apertura di un'istruttoria partecipata per il piano di recupero del Forte Marghera.
Solo dalle esigenze dei cittadini può nascere un'economia reale, veramente alternativa al modello attuale in cui poche persone organizzano l'offerta su bisogni presunti. Noi vorremmo invece partire dalla domanda, dalle richieste dei cittadini, da un dinamismo economico del nostro tessuto sociale.
Su queste basi, abbiamo preso in considerazione e analizzato diverse opzioni in merito al finanziamento e gestione delle attività da inserire. Tra gli strumenti più adeguati allo scopo, abbiamo individuato la cooperativa di comunità che si basi prevalentemente su forme di autofinanziamento a partire dal prestito sociale capaci di garantire un avvio del progetto. Ciò senza escludere linee di finanziamento pubbliche, quali quelle europee, indirizzate ad esempio al sostegno dell'integrazione dei nuovi cittadini, che ben si sposano alle specifiche attività che intendiamo proporre. La cooperativa si propone l'obiettivo di produrre servizi e beni essenziali a favore della comunità, per contribuire alla crescita di una economia solidale e mutualistica. I soci cittadini possono assumere la qualità di socio utente, socio lavoratore o socio finanziatore. La partecipazione e gestione troveranno nel voto capitale uno strumento essenziale per rinnovarsi e stimolare la crescita. Nel nostro progetto la cooperativa formata da cittadini, associazioni e soggetti giuridici potrà gestire le attività da inserire nel Forte Marghera, favorendo le iniziative economiche e sociali che agevolino la coesione, l'aggregazione, la cooperazione. Nello specifico ad oggi riteniamo vitale partire da attività ricettive quali un ostello, e di ristorazione tematica (ristorante vegano, cucina multietnica) le quali in uno spirito mutualistico andranno a sostenere altre iniziative di carattere sociale quali orti urbani, spazi attrezzati polifunzionali, laboratori artigianali. L'intervento del Comune di Venezia in questo contesto è senza dubbio determinante affinché prevalga l'interesse generale sull'utilizzo futuro del Compendio del Forte Marghera. Per questo concludo chiedendo all'Amministrazione di darci fiducia, sostenere le pratiche di decisione partecipata e incoraggiare quel protagonismo sociale che ha dato prova di saper creare aggregazione. Valorizziamo il forte come bene comune!
Alle ore 11.20 entra il consigliere Baratello ed esce il consigliere Molina; alle ore 11.25 escono i consiglieri Funari e Scarpa A; alle ore 11.30 escono i consiglieri Baratello e Locatelli ed entra il consigliere Costalonga; alle ore 11.35 esce il consigliere Toso.

ALESSANDRO ZANMARCHI (quadro vincolistico) Prima di avanzare qualsiasi proposta volta a incidere sul palinsesto storico-architettonico di Forte Marghera e sugli spazi aperti che ne circoscrivono il perimetro, è indispensabile curare un'attenta analisi dei vincoli che gravano sul forte medesimo e sul suo contesto. Tale studio consente di valutare ex ante la compatibilità delle eventuali trasformazioni con i delicati equilibri protetti da diverse fonti normative, gerarchicamente non sempre omogenee. Come è noto, i "limiti legali" riconoscono i valori espressi dal territorio e devono (o, meglio, dovrebbero) guidare ogni scelta, ogni indirizzo, ogni progetto. Appare, del resto, evidente che quando un programma di recupero si fonda sulla consapevolezza e sulla perpetuazione dei valori condivisi e protetti, più agevole risulta il conseguimento degli atti abilitativi e più celere l'attuazione degli interventi. Dall'esame dei regimi di tutela giuridica imposti sul compendio di Forte Marghera, si riconosce un sistema di limiti fitto e penetrante. Alcuni sono preordinati alla soddisfazione di interessi secondari e fungibili (es. vincoli urbanistici, zone di rispetto infrastrutturali etc.) e, quindi, risultano cedevoli dinanzi a fondate istanze di rinnovamento; altri, invece, presidiano interessi fondamentali della comunità e non tollerano deroghe. Tra questi ultimi si collocano le garanzie poste a tutela del patrimonio culturale. In questa sede, appare essenziale rimarcare il significato e l'estensione dei provvedimenti emanati dal Ministero per i beni e le attività culturali. Spesso, infatti, una lettura frettolosa dei "vincoli" ha generato - e genera tuttora - equivoci interpretativi da cui derivano incaute aspettative in termini di edificabilità/trasformabilità e sfruttamento economico delle aree protette.
Per sgombrare il terreno dall'equivoco più grossolano, è utile rammentare che le misure adottate dal
Ministero descrivono e proteggono Forte Marghera come un "bene culturale complesso", formato da un insieme insostituibile di strutture e di spazi liberi, avvinti in un rapporto di mutua valorizzazione. Un unicum inscindibile fatto di testimonianze storiche e architettoniche che chiariscono e amplificano il proprio significato grazie al reciproco confronto, alla loro integrazione con i segni diacronici dell'uso, della rinuncia all'uso e alla consumazione degli spazi (prima per strategia, poi per "inazione conservativa"). La sopravvivenza nel tempo di questo "bene culturale complesso" è assicurata da ben argomentati "vincoli diretti" che, come si evince dalla declaratoria del 7.3.1980 e dal decreto del 18.11.2002, non limitano i loro effetti conservativi ai più rilevanti episodi dell'arte edificatoria militare, ma estendono la protezione giuridica a tutto il patrimonio costruito del forte e al tessuto connettivo di strade, spazi verdi, rive e canali. Oltre le vestigia dei rivellini, la tutela è perfezionata da efficaci "vincoli indiretti" (detti anche "di completamento e rispetto"), adottati con ulteriore decreto dd. 28.11.2002. Attraverso queste misure di salvaguardia, quelli che furono spazi di sicurezza extra moenia sono, oggi, "vuoti necessari", protetti al fine di preservare la visione prospettica del forte nel suo contesto naturale (continuum storico-stilisticoambientale). Chiarito il tenore dei vincoli storico-artistici, è interessante osservare come le Linee guida partecipate, elaborate dal Gruppo di lavoro per Forte Marghera, recepiscano ed enfatizzino i valori culturali protetti dai vincoli stessi. E' appena il caso di rilevare che il percorso partecipato ha prodotto un esito particolarmente suggestivo: le
idee e le proposte organizzate nelle Linee guida sembrano interpretare ed applicare al meglio quei principi di tutela e attuazione della publica utilitas che normalmente caratterizzano l'agire discrezionale della Pubblica Amministrazione. Sembra, cioè, che il delicato compito di riconoscere, contemperare e comporre gli interessi generali, attribuito per definizione alla P.A. in quanto garante di una visione "dall'alto" (scevra di egoismi e condizionamenti riconducibili a interessi individuali) sia stato svolto egregiamente "dal basso".

CAPOGROSSO esprime un ringraziamento non banale al gruppo di lavoro per quanto esposto perché fa capire quanto dei gruppi di cittadini sono interessati alla fruizione del forte. Afferma di aver partecipato ad un incontro dell’Ost. Questo lavoro deve essere valorizzato dai consiglieri comunali; dichiara che il sindaco sta mantenendo l’impegno di tutela del sistema dei forti della terraferma; cita la gara di interesse bandita dalla precedente amministrazione, ricorda i 10 milioni spesi dal Comune per comprare il forte. L’incarico dato ai 4 assessori per la stesura delle linee guida dimostra la volontà di realizzare tutto quello che è compreso nel piano Di Mambro se non è superato dai fatti. Sulle modalità di finanziamento, nella parte dell’azionariato diffuso suggerisce che comunque sia uno strumento da attivare; l’obbiettivo è di raccogliere 10 milioni in un anno per governare la scelta di recuperare in maniera condivisa il forte. A suo parere serve anche porsi un altro obbiettivo: salvaguardare l’ambiente del compendio che potrebbe far parte del tracciato della via Annia.
Alle ore 11.40 entra il consigliere Centenaro; alle ore 11.50 esce il consigliere Tagliapietra.

SEIBEZZI considera la qualità di analisi e risorse finanziarie notevole messe in campo dal gruppo di lavoro; tutti stanno lavorando per lasciare un’impronta sulla valorizzazione del forte; la salvaguardia ed il progresso devono andare insieme; la deliberazione della giunta non contiene quanto sarà deciso nelle linee guida e nelle determinazioni della Soprintendenza. Ci sono state da parte dei presentatori degli altri progetti indicazioni su interrelazioni con altri soggetti presenti nel territorio. Non si possono presentare soluzioni a prescindere, perché dopo la pubblicazione delle linee guida, potranno presentare proposte altri soggetti e non solo questi quattro di cui siamo a conoscenza. Precisa che quanto esposto dal gruppo di lavoro non è in contrapposizione con quanto proposto da Mib ag.

ROSTEGHIN ritiene giusto incontrare il gruppo di lavoro, il Consiglio comunale e la giunta hanno deciso che deve essere il dibattito in città a determinare le modalità d’uso del forte. C’è un tema da considerare: è l’aspetto economico quello che determinerà le funzioni che saranno presenti nel forte; certo la partecipazione ad un azionariato popolare può diventare parte importante del progetto condiviso. Importante sarà conoscere il lavoro prodotto dalle strutture del Comune, nelle linee guida saranno descritte non solo le cose che si faranno ma anche chi governerà la struttura.
Alle ore 12.05 entra il consigliere Costalonga che riesce alle ore 12.10.

GUZZO domanda quali prospettive si possono dare se non si conosce esattamente quanto costa e quanto serve per fare le cose descritte; forse l’azionariato popolare non è esaustivo delle necessità prospettate; importante è acquisire le risorse disponibili dalla Comunità europea e rileva la mancanza di iniziativa della imprenditoria locale e di imprenditori mecenati.

GAVAGNIN ammette di conoscere in parte il progetto presentato; altri componenti del Movimento 5 stelle hanno partecipato attivamente all’ost; afferma che questo lavoro è stato svolto anche con il patrocinio del Comune. Finanziamento europeo ed azionariato popolare sono esempi ma manca la puntualità dell’individuazione delle fonti finanziarie;l’ufficio che ricerca queste cose forse non lavora al meglio. Chi lavora a questo progetto si assume una grande responsabilità perché, se approvato, bisogna portarlo a compimento ed anche amministrarlo. Chi mette in campo valigie di soldi, pone la tentazione all’Amministrazione comunale di chiamarsi fuori da impegni onerosi.
Alle ore 12.15 escono i consiglieri Vianello e Guzzo.

CAMPA dichiara che il presidente della commissione ha il merito di aver cavato dalle segrete stanze quei progetti che saranno la base di confronto e partecipazione per la definizione dei ruoli e delle funzioni del compendio di forte Marghera. Il Comune può far proprio questo lavoro appena illustrato; può mettere a disposizione la sua struttura burocratica per la predisposizione delle linee guida.
Alle ore 12.20 entra il consigliere Pagan.

BORGHELLO dichiara che l’atteggiamento della commissione è di capire cosa si possa fare, ricorda che Impregilo ha risposto ad un bando del Comune e non deve essere, il suo progetto, messo in contrapposizione con gli altri già presentati. Tutte le proposte hanno molti punti in comune tra le quali la valorizzazione biologica ed agricola del compendio. Il metodo intrapreso dal gruppo di lavoro oggi presente, è importante perché valorizza la partecipazione dei cittadini. Auspica che se dovessero insorgere delle contrapposizioni su cosa e come fare del e nel forte, queste possano essere ricomposte per realizzare comunque il progetto di uso del forte.
Alle ore 12.25 entra il consigliere Zuaniche ed alle ore 12.30 escono i consiglieri Pagan e Zuanich.

CAVALIERE annuncia che la presidenza della Commissione si riunirà per decidere le modalità di lavoro per perseguire il raggiungimento dell’obbiettivo di rendere Forte Marghera fruibile ai cittadini.

FILIPPINI considera che oggi è stato presentato un buon lavoro al pari degli altri progetti illustrati alla Commissione. Il punto è decidere quali interessi si devono tutelare; bisogna decidere cosa fare ma anche entro quanto tempo di dovrà realizzare. Ricorda che l’obbiettivo fa parte del programma con cui il sindaco è stato eletto e che quanto afferma è pienamente condiviso: il forte deve essere un bene a disposizione dei cittadini; per questo è stata chiusa l’iniziativa della precedente Amministrazione e si è dato questo percorso dove viene valorizzato il ruolo di programmazione e controllo del Comune. Si deve trovare un equilibrio tra le iniziative imprenditoriali e dell’associazionismo ed afferma che la giunta saprà far sintesi delle proposte presentate per definire le linee guida.
Alle ore 12.45 escono i consiglieri Centenaro, Giordani, Gavagnin e Ticozzi ed il presidente Cavaliere dichiara chiusa la seduta in quanto viene a mancare il numero legale dei consiglieri.

 

 

 

 

Atti collegati
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A cura della segreteria della Commissione
Pubblicato il 25-05-2012 ore 10:44
Ultima modifica 25-05-2012 ore 10:44
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