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Liga Veneta Lega Nord Padania - Interpellanza nr. d'ordine 2023

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nr. d'ordine nr. protocollo data pubbl. proponente assessore competente data protocollo data scadenza tipo risposta
2023 129 09/09/2013 Giovanni Giusto
 
Assessore
Angela Giovanna Vettese
 
e p. c.
Alla Presidente della VI Commissione
13/09/2013 13/10/2013 in Commissione

 

 

Venezia, 9 settembre 2013
nr. ordine 2023
n p.g. 129
 

All'Assessore Angela Giovanna Vettese


e per conoscenza

Alla Presidente della VI Commissione
Alla Segreteria della Commissione consiliare VI Commissione
Al Presidente del Consiglio comunale
Al Sindaco
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Ai Capigruppo consiliari
Al Vicesegretario Vicario

 

Oggetto: Museo Correr, stravolgimento dei criteri espositivi

Tipo di risposta richiesta: in Commissione

 


Premesso che,

• il Museo Correr, assieme a Palazzo Ducale, è da sempre la principale sede espositiva della Storia Veneziana;
• tale destinazione non nasce dal capriccio di qualche amministratore, ma da lasciti muniti di vincolo di destinazione, da ingenti acquisti successivi operati dal comune di Venezia e da una stratificata tradizione;
• oltre ai lasciti Correr e Papadopoli, bisogna ricordare che il comune di Venezia, con accorato ed oneroso sforzo finanziario, nel 1895 partecipò all’asta dell’immensa raccolta dei cimeli di Francesco Morosini per lasciarli alla fruizione della comunità Veneziana ad imperitura memoria;
• la determinazione cittadina fu così forte che il notissimo dipinto che rappresenta il Doge Morosini a cavallo fu incastonato nelle pareti del museo Correr contornato dalle preziose cornici in stucco, così come si presentava nel palazzo di Santo Stefano;
• le collezioni del periodo della Repubblica Veneta hanno sempre costituito l’oggetto principale del Museo Correr, tant’è che a queste si accedeva immediatamente, dopo la visione di alcune splendide opere di Antonio Canova, mentre il museo archeologico era indipendente;
• in tal guisa, ben quattro sale (dalla 15 alla 18) erano dedicate alle armi Venete ed al Doge Francesco Morosini, in conformità alla volontà dei Veneziani che spesero soldi pubblici nel timore della dispersione delle memorie delle imprese nella guerra del Peloponneso;
• tutto ciò, del resto, era coerente con la volontà del fondatore del museo, Teodoro Correr (da La Gazzetta di Venezia, 26 febbraio 1830: “tutta la sua facoltà mobile, immobile, azioni, ragioni, crediti abbiano a servire di patrocinio a questa sua Pubblica istituzione, ch’egli pone a tutela della Città di Venezia”), il quale spese la vita nel raccogliere testimonianze della civiltà Veneta, alla cui violenta soppressione aveva suo malgrado assistito;

rilevato che,

• come già precisato, mentre prima ci si dirigeva a sinistra e, dopo essersi deliziati con alcune opere del Canova, si entrava diritti nelle sale intitolate alla “civiltà veneziana”, ora si vira decisi a destra entrando nel salone da ballo: una delle tante sale neoclassiche che si trovano numerose in Europa;
• Nel fondo della sala vi sono due porte: quella di destra che corrisponde al percorso del visitatore e quella di sinistra alla quale non si accede, ma che, aperta, disvela nello sfondo una statua orribile, illuminata a giorno e protetta da vetri antiproiettile. E’ il famoso Napoleone del Banti. L’imperatore domina la scena architettonica del salone dallo sfondo, mostrando tutta la sua “luminosa potenza”;
• Si procede per un buon numero di sale verso l’affaccio sui “giardinetti reali”, ottenuto con la demolizione dei Magazzini di Terranova, splendido edificio repubblicano trecentesco, presente in tutti i dipinti dei vedutisti, che fece da compendio alla demolizione della chiesa sansoviniana di San Geminiano e di parte delle Procuratie Vecchie e Nuove;
• le sale sono ricoperte da nuovissima tappezzeria, come pure molte sedie e poltrone. L’allestimento è stato operato con criteri incomprensibili. In una vi è splendido mobilio barocco veneziano, che nulla ha a che fare col periodo storico ottocentesco. In un’altra vi è uno splendido lampadario di Murano settecentesco, in altra ancora è stato collocato un bel dipinto di Carletto Caliari: nulla a che fare con lo stile impero delle sale. Si tratta di sale modeste e semivuote, con arredi privi di un vero pregio, con qualche reperto stile impero e molti oggetti di tutt’altra epoca, evidentemente sottratti ad altre parti del museo. Insomma: nulla, assolutamente nulla, di originale e, soprattutto, di veneziano.
• In ogni sala campeggia una gran targa d’ottone che ricorda che il restauro è dovuto al “Comitato francese per la salvaguardia di Venezia”.
• Dopo questo percorso obbligato, si accede alle vecchie sale della civiltà veneziana. Paiono intonse, con i corni dogali, i quadri di Marina Morosini Grimani, i libri, le monete, etc., ma non è così. Si giunge ad una sala, compresa nel circuito “civiltà veneziana”, con alle pareti i ritratti di numerosi Procuratori di San Marco a figura intera: lì vi erano vetrine contenenti addirittura le vesti purpuree oppure scarlatte dei magistrati veneti, mentre ora vi campeggia al centro un’orrenda vetrina orizzontale con carte e mappe del lombardo-veneto austriaco.
• Nelle sale del Morosini non vi è più nulla della collezione originaria, ma una mostra di oggetti preziosi di ogni genere, epoca e materiale esposti tra pannelli bianchi. Dall’alto di alcuni pannelli, spuntano, nascosti dagli stessi, le cime del triplice fanale della galera bastarda del Doge, il ritratto incorniciato a stucco del condottiero a cavallo ed alcuni scudi e alabarde.

Si chiede,

• che le collezioni Veneziane ritornino subito al loro posto, come si aspettano numerose personalità della cultura Veneziana da quando si è venuto a sapere di questa disinvolta rimozione storica, avvenuta nel più totale silenzio delle istituzioni e degli organi di informazione;
• che i nuovi spazi aperti al pubblico siano resi disponibili ad ospitare le future mostre temporanee e/o ad ospitare la preziosa oggettistica storica giacente nei magazzini;
• la generale impostazione espositiva sia all’altezza del nome di Venezia e sia rappresentativa della volontà di questa comunità e della sua Grande Storia;
• se risponda al vero quanto riportato da un articolo del “Giornale” del 25/07/2011, cioè che il Comune di Venezia ha selezionato come nuovo direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia (che si compone di undici strutture museali, legate alla Civiltà veneziana, il cui acme fu raggiunto tra Medioevo e Rinascimento), una persona che nel suo curriculum vanta una professionalità limitata a mostre d'arte moderna e contemporanea, d'architettura e design, materie poco pertinenti con i compiti istituzionali della Fondazione suddetta, supportata però dall’attribuzione dell’onorificenza di "Cavaliere delle arti e delle lettere di Francia" conferita dal Presidente del Musée d'Orsay Guy Cogeval, su incarico del Ministro francese per la cultura Frederic Mitterand, espressione dei medesimi interessi culturali e politici del «Comitè Français pour la sauvegard de Venise», che hanno sponsorizzato nel gennaio 2002 l’acquisto della statua di Napoleone Bonaparte e ispirato la dedica a questa figura e alla sua epopea dei sopra descritti spazi del Museo Correr. 

 

 

Giovanni Giusto

 
  1. Giovanni Giusto
  2. Archivio atti
 
Pubblicata il 09-09-2013 ore 17:09
Ultima modifica 09-09-2013 ore 17:09
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