nr. d'ordine | nr. protocollo | data pubbl. | proponente | assessore competente | data protocollo | data scadenza | tipo risposta |
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369 | 84 | 20/12/2010 | Marco Gavagnin |
Assessore Bruno Filippini e p. c. Al Presidente della VII Commissione |
21/12/2010 | 20/01/2011 | in Commissione |
tipo comunicazione | data pubblicazione | testo |
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verbale seduta commissione consiliare | 06-04-2011 | Leggi |
Venezia, 20 dicembre 2010
nr. ordine 369
n p.g. 84
All'Assessore Bruno Filippini
e per conoscenza
Al Sindaco
Al Presidente del Consiglio comunale
Al Presidente della VII Commissione
Ai Capigruppo consiliari
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Vicario
Oggetto: Acquisto e vendita dell'ex CA.RI.VE. da parte del Comune di Venezia
Tipo di risposta richiesta: in Commissione
Premesso
che il Comune di Venezia ha acquistato in data 19 dicembre 2003 l'immobile situato in Piazzetta
G. Bruno n. 7 a Mestre, noto anche come “ex uffici CA.RI.VE.”, per l'importo di euro 4.983.927,00
più IVA (euro 996.785,40) per un valore complessivo di euro 5.980.712,40 (oltre ad imposte fisse
di registro, ipotecarie e catastali a carico dell'acquirente come dispone il rogito notarile);
che il valore dell’immobile, stimato dalla Direzione Centrale Patrimonio del Comune di Venezia
(come riferisce anche la delibera del c.c. n. 175 del 10.11.2003), era in realtà ben più alto (euro
7.649.827,25) di quello sopraindicato ma da esso sono stati detratti i costi di ristrutturazione,
bonifica (dall’amianto presente in tutti i piani) e messa a norma ammontanti ad euro 2.665.900,13;
che in quel periodo l'amministrazione comunale (Sindaco Paolo Costa ed assessore al Patrimonio
Giorgio Orsoni) aveva deciso quest’operazione immobiliare al fine di riunificare e riorganizzare
presso quella sede ed altri palazzi limitrofi (ex Provvederia e Municipio di Mestre) buona parte
degli uffici comunali di terraferma;
che con il cambio di amministrazione nel 2005 (ma stessa maggioranza politica), il progetto di cui
sopra è stato però completamente abbandonato e si è deciso, a seguito di un lungo iter, di
acquistare l'ex Carbonifera di viale Ancona, al prezzo di 20 milioni di euro più IVA, nonostante le
pesanti ombre di abusivismo edilizio (ricorso al TAR da parte dello stesso Comune per tal motivo
ed abbandono del giudizio di secondo grado già pendente) e la successiva dichiarazione di
inagibilità degli spazi dichiarata dallo SPISAL (con precedente rilascio “anomalo” della
dichiarazione di agibilità da parte dello stesso Comune);che l'immobile di cui sopra è stato posto in vendita dall'amministrazione comunale, nel mese di
settembre 2008 (assessore al Patrimonio Mara Rumiz), attraverso un'asta pubblica, al prezzo base
di € 6 milioni e 700 mila, la quale però è andata deserta;
che, nel frattempo, il Comune decideva la costituzione di un fondo immobiliare presso il quale
conferire gli immobili da valorizzare, ovvero da dismettere, secondo la normativa di cui all'art. 58
del D.L. n. 112-2008 (il cosiddetto “decreto Brunetta sulla competitività”) e che, in considerazione
della mancata vendita, gli ex uffici dell’ex Ca.ri.ve. sono stati ceduti alla società gestrice del fondo
per un controvalore di euro 4.530.750,00;
che il rogito di vendita alla società Est Capital SGR porta la data del 29 dicembre 2009 e che
quindi l’edificio è rimasto in proprietà del Comune di Venezia per ben sei anni;
che infine nella Relazione illustrativa della gestione finanziaria ed economico-patrimoniale per
l’esercizio finanziario 2009 del Comune, nella parte dedicata alle immobilizzazioni materiali (pag.
72 e ss.), si attribuisce un valore all’immobile in questione di euro 5.088.924,18 (al netto, sembra
di capire, delle quote di ammortamento maturate) e lo si raffronta con il valore di vendita
sopraindicato dal quale scaturisce così una minusvalenza di euro 558.174,18;
considerato
che, in aggiunta all'eventuale minusvalenza o plusvalenza, l'investimento improduttivo va anche
valutato per i suoi costi in termini di impiego del capitale dell'Ente. E che quindi, a meno di
operazioni di finanziamento specificamente dedicate al cespite o all'operazione (che codesta
amministrazione potrà dettagliare nella risposta), e vista l'incidenza dei debiti nel patrimonio del
Comune, si potrebbe stimare approssimativamente un costo del capitale investito nell'operazione
pari al 4% per un onere annuo di circa 239.000 euro (per i sei anni la spesa per interessi
ammonterebbe così ad euro 1.434.000 euro);
che inoltre, al fine di considerare compiutamente la valenza economica di un investimento come
quello in esame, occorre calcolare sul capitale speso nel 2003 la relativa rivalutazione monetaria,
in base all’indice annuo ISTAT, che ammonta ad euro 687.438,21;
che sulla base delle cifre indicate e di calcoli approssimativi (i famosi “conti della serva”) sembra
che il Comune e perciò i suoi cittadini abbiano perso con quest’operazione di “finanza immobiliare”
una somma che va da euro 2.679.612,39 fino a 3.571.400,61 (a seconda che si consideri il valore
di acquisto o il minor valore assoggettato già ad ammortamento);
che è certamente ammissibile l’acquisto di beni immobili da parte del Comune per lo svolgimento
dei compiti ad esso attribuiti dalla legge ma, è altrettanto argomentabile che, sulla base dei dati
sopra forniti, l’operazione immobiliare interessante gli uffici dell’ex Ca.ri.ve. appare indubbiamente
sbagliata, visto il mancato utilizzo, e pure piuttosto azzardata, in considerazione della mancata
tempestiva sistemazione e bonifica dell’edificio (la spesa relativa stimata nel 2003 è sicuramente
cresciuta in sei anni) e della perdita di denaro pubblico (non giustificabile certo con il normale
deprezzamento degli immobili legato alla concomitante crisi economico-finanziaria e che, peraltro,non dovrebbe aver inciso più di tanto su un immobile ad uso direzionale di 3500 mq che si trova in
una posizione centralissima e che è pure dotato di parcheggi sotterranei);
si chiede al Sindaco, all’assessore competente ed alla Giunta tutta
• di apprendere innanzitutto se le cifre indicate nella presente interrogazione sono confermate o,
in subordine, di specificare quali siano quelle ritenute corrette da parte dell’amministrazione;
• di comunicare allo scrivente ed agli altri consiglieri comunali la presenza di eventuali
responsabilità tecniche e/o professionali di dirigenti, revisori dei conti, ecc. (quelle politiche
sono già palesi in base alla mera descrizione dei fatti) e le misure sanzionatorie o risarcitorie
che si intendono avviare in ordine al danno economico patito dalla collettività nell’ipotesi,
naturalmente, di conferma delle sua esistenza
Marco Gavagnin
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