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Risposta - Interrogazione nr. d'ordine 208

da Assessore Gianfranco Bettin

Venezia, 25 novembre 2010
n p.g. 2010/ 509864
 

Al Consigliere comunale Alessandro Scarpa


e per conoscenza

Al Presidente del Consiglio comunale
Ai Capigruppo
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Vicario
All'Assessore Antonio Paruzzolo

 

Oggetto: risposta all'interrogazione nr. d'ordine 208 (Nr. di protocollo 98) inviata il 14-09-2010 con oggetto: Sostenimento alla pesca delle vongole di mare e controllo dell'inquinamento delle acque marine che confinano con la nostra costa Veneziana

 

In riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa quanto segue.

Si premette che la materia della pesca in mare è di competenza dello Stato e della Regione, in base al Decreto Legislativo n. 153 del 26.5.2004 "Attuazione della Legge 7 marzo 2003, n. 38 in materia di pesca marittima”.
La pesca di molluschi nel mare antistante la costa veneta interessa quasi esclusivamente due specie di bivalvi: la vongola di mare (Chamelea gallina) e i fasolari (Callista chione).
Localmente le maggiori popolazioni di vongola di mare si trovano su fondali costieri sabbiosi a profondità comprese tra i 3 e i 6 metri. I banchi di fasolari appetibili per la pesca veneta, invece, vivono su fondali sabbiosi distanti dalla costa tra le 3,5 e le 15 miglia marine, a profondità comprese tra i 17 e i 20 metri. I fondali sabbiosi su cui vivono i fasolari in Alto Adriatico sono costituiti da cordoni dunali formatisi lungo le antiche linee di costa durante l’ultima glaciazione, circa 20.000 anni fa, quando il livello del mare era molto più basso rispetto a quello odierno.
La flotta veneta impegnata in queste tipologie di pesca è attualmente costituita da circa 180 barche (125 a vongole e 55 a fasolari) organizzate nei due CO.GE.VO. di Venezia e di Chioggia (CO.GE.VO. sta per “Consorzio per la Gestione e la Tutela della Pesca dei Molluschi Bivalvi”).
Nel comune di Venezia risiedono attualmente 30 barche dedite alla pesca in mare di molluschi. La distribuzione di tali barche vede 10 imprese a Burano (1 a fasolari e 9 a vongole di mare), 20 a Pellestrina e 5 a S. Piero in Volta (tutte a vongole di mare).
Dunque circa un quarto delle barche che pescano vongole di mare nel Veneto risiedono nel comune di Venezia. Se si considera che ogni barca in media impiega 3 addetti, il settore al momento offre 90 posti di lavoro.
Prima di affrontare le questioni sollevate dall’interrogazione, occorre inquadrare il contesto ambientale dell’Alto Adriatico. La scarsa profondità del fondale, gli scambi con le acque della laguna di Venezia, i contributi dei numerosi fiumi che convogliano a mare scarichi di provenienza, agricola, civile e industriale, la variabilità meteorologica e idrodinamica e la pressione legata al turismo balneare e non (traffico marittimo di Venezia), rendono l’ambiente marino costiero antistante la nostra regione estremamente sensibile e soggetto a modifiche repentine delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche. A ciò si aggiunge il fenomeno erosivo e le opere attuate per ovviare al fenomeno stesso (pennelli, murazzi, e il ripascimento delle spiagge), nonché le opere alle bocche di porto della laguna di Venezia previste nell’ambito degli interventi di salvaguardia di Venezia dal fenomeno dell’acqua alta.
Nel 1995 si è verificata la prima grande moria di vongole di mare, i cui effetti si sono sentiti nei successivi due anni 1996 e 1997, considerato che ogni generazione impiega due anni per raggiungere la taglia commerciale legale (≥ 25 mm).
Negli anni successivi si sono registrate altre piccole morie non particolarmente gravi. Nell’estate del 2008 si è verificata una nuova gravissima moria di vongole di mare che ha interessato la fascia costiera dalla bocca di porto di Lido alla foce del Tagliamento, estinguendo quasi completamente le popolazioni presenti. Gli effetti di tale crisi si sono fatti sentire nel 2009 e nel 2010.
Quest’ultima crisi biologica ha tuttavia risparmiato le popolazioni di vongole di mare presenti sui fondali antistanti le isole di Lido e Pellestrina. Tali banchi rimangono tuttora i più produttivi e i più resistenti alle morie sopra descritte.
Dopo la crisi biologica del 2008 su questi ultimi banchi si è concentrato lo sforzo di pesca di tutto il CO.GE.VO. di Venezia che comprende oltre a quelle di Pellestrina, S. Piero in Volta e Burano, anche le marinerie di Cavallino, Cortellazzo e Caorle. Inoltre tutte le marinerie afferenti al CO.GE.VO. di Venezia hanno avuto nel corso degli ultimi due anni circa 10 mesi di fermo pesca senza retribuzione.
In merito alle cause di queste morie, gli esperti di riferimento della Regione ritengono che il fattore determinante più probabile sia da ricercare negli episodi di piena dei grandi fiumi alpini che sfociano lungo la costa italiana nord adriatica (Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta, Adige, Po). Le portate straordinarie di questi fiumi in occasione di eventi di piena determinano nell’ambiente marino costiero una temporanea riduzione della salinità, un aumento della torbidità e un conseguente incremento della sedimentazione di materiale terrigeno con granulometria da finissima (argilla e limo) a fine (sabbia). In concomitanza con le piene dei fiumi si possono verificare episodi di inquinamento della fascia marina costiera, poiché si ritiene che, approfittando della situazione di straodinaria portata dei fiumi, siano commessi crimini ambientali quali lo sversamento di rifiuti liquidi di origine industriale o zootecnica. Tutti questi fattori modificano in via temporanea le condizioni ecologiche dell’habitat della vongola di mare, sottoponendola ad uno stress che può, in situazioni estreme, determinarne la morte.
Tuttavia nel mondo scientifico rimane aperto il dibattito su quali siano le cause effettive delle crisi biologiche che hanno interessato in questi decenni le vongole di mare lungo la costa veneta.
L’ARPAV svolge ormai dal 2004 con cadenza mensile un regolare monitoraggio delle acque costiere su punti fissi formanti la rete regionale di monitoraggio delle acque marino-costiere, sia per verificare il rispetto dei parametri di legge previsti per le acque di balneazione, sia per controllare le generali condizioni fisiche, chimiche e biologiche dell’ambiente marino costiero.
Tuttavia le morie delle vongole sono causate da fenomeni che possono avere una breve durata, dell’ordine di giorni o addirittura ore, e se non sono tempestivamente effettuate misurazioni dei parametri fisici, chimici e biologici in concomitanza con il verificarsi di questi episodi, risulta difficile a distanza di una settimana o due riscontrare variazioni dei parametri ambientali e quindi è molto problematico stabilire con precisione un nesso tra possibili cause ed effetti. Secondo gli esperti sarebbe necessario che gli enti competenti istituissero una sorta di “pronto intervento” che entri in azione ogniqualvolta siano segnalate morie di molluschi, per operare tempestivamente monitoraggi in mare e alle foci fluviali, secondo un protocollo concordato allo scopo di accertarne le cause.
Al fine di mitigare gli impatti socio-economici di tali crisi biologiche ed accelerare la ripresa produttiva dei siti interessati, sono stati effettuati interventi di semina sperimentale mediante il prelievo di giovanili di vongola di mare dai siti a sud di Chioggia e la loro semina lungo la fascia costiera tra la bocca di Lido e la foce del Tagliamento, per un volume di circa 10 milioni di pezzi.
Discorso a sé va fatto per i fasolari. In corrispondenza di alcuni dei giacimenti di sabbia al largo della costa veneta, habitat elettivo dei fasolari, sono state autorizzate cave sottomarine per l’estrazione di sabbia destinata alla ricostruzione o al ripascimento delle spiagge in erosione. Nel corso del 2004 i lavori di ricostruzione di alcuni chilometri di spiaggia tra Eraclea Mare e Caorle hanno comportato l’estrazione di ingenti volumi di sabbia da cave sottomarine, con la conseguente distruzione di importanti superfici di banchi naturali di fasolari. A seguito delle proteste dei pescatori, a livello regionale sono state definite nuove modalità di intervento concordate con il CO.GE.VO.. Tale accordo prevede che la prosecuzione dei lavori di ricostruzione delle spiagge erose, prevista per il 2011, sia preceduta dal prelievo dei fasolari presenti nei siti di cava con il loro trasferimento in altre stazioni non interessate dai lavori. Inoltre nel capitolato dei lavori è previsto l’obbligo di mantenere uno strato di almeno 40-50 cm di sabbia sui siti di cava, così da permettere, una volta terminati i lavori, il ripopolamento mediante semina di giovanili di fasolaro. Infine ai pescatori sarà data la possibilità di controllare in itinere il rispetto dei criteri concordati.
Per concertare e coordinare le azioni di sostegno alla pesca dei molluschi in mare, con DGRV n. 1859/2010 e n. 2297/2010 è stata istituita una specifica Unità di Crisi, cui sono invitati a partecipare i principali soggetti pubblici e privati direttamente o indirettamente coinvolti nella questione.
Condividendo la necessità di promuovere politiche di intervento capaci di favorire lo sviluppo del settore, il Comune di Venezia ha manifestato il proprio interesse e la piena disponibilità a partecipare alle attività promosse dalla Regione.

 

Assessore Gianfranco Bettin

 
 
A cura della segreteria dell'Assessorato
Pubblicazione: 25-11-2010 ore 11:05
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