Stante l'attualità e la sensibilità dimostrata da più parti sul tema relativo alla chimica, sono a riproporre il mio pensiero sulla problematica.
Un Futuro per il Petrolchimico, il Futuro per l'Italia
Siamo giunti al capolinea della strada del "non decidere".
Tralasciamo da chi, ora ci si pone il dilemma sul da farsi colpevolizzando a destra e a manca.
Arrivo al dunque, aldilà di ipocrisie e paure, facendo una proposta pratica da attuare in 3 al massimo 5 anni e che prende la strada di una nuova Economia Nazionale e di una nuova Politica Energetica Nazionale:
- la conversione degli attuali impianti alla produzione di bioetanolo e biodiesel da indirizzare al consumo, in via principale, per autotrazione e industria nonché alla produzione di energia elettrica (con utilizzazione dell'attuale personale del Petrolchimico);
- la bonifica dei siti inquinati sia effettuata dalle aziende che intendono intervenire in questo processo, garantendo loro agevolazioni fiscali sugli utili a venire e contributi;
- l'utilizzo del territorio e dell'ambiente sia compensato alla comunità residente con aliquote fiscali agevolate o servizi gratuiti (ad esempio quelli che si realizzeranno dai processi produttivi inseriti nell'area stessa: acqua calda, energia elettrica o altro). Tutto ciò deve, però avvenire dopo aver avviato un percorso che porti la cittadinanza ad una piena conoscenza di che cosa si andrà a fare e come, al fine di evitare la sindrome del "Non Nel Mio Giardino".
In coscienza, penso che questa sia la via più praticabile per risolvere la problematica di qualsiasi installazione infrastrutturale di "portata" in Italia.
Ciò implica un intervento statale sull'Eni, in quanto diretto interessato al business petrolifero, affinché si avvii direttamente la trasformazione.
Mai come ora, con l'attuale Governo in carica e la situazione di allarme energetico in atto, si ha la possibilità di coniugare aumento dei posti di lavoro, sviluppo economico e riduzione della dipendenza dall'estero per quanto riguarda il cosiddetto "oro nero", magari aggiungendoci una parte di energia solare o eolica off-shore.
Tutto ciò non potrà che avvenire solo attraverso una seria e programmata Politica Energetica Nazionale che avvii il processo, (non solo a Marghera ma anche in altre realtà nazionali) come già avvenuto in Svezia (svincolo dal petrolio entro 15 anni con il bioetanolo e altre fonti varie, il Brasile insegna! ) e Danimarca (20% produzione di energia elettrica proveniente dall'eolico off-shore entro 10 anni).
Le soluzioni ci sono, basterebbe che la buona volontà e gli interessi di varia natura per una volta viaggiassero a braccetto.
Giacomo Guzzo
Capogruppo