Le vicende societarie di Save, e non soltanto quelle più recenti, sono a ragion veduta motivo di forte preoccupazione sia rispetto alla gestione dello scalo veneziano sia perciò che attiene la tenuta dei livelli occupazionali. Tanto da indurre tutte le organizzazioni sindacali ha una forte mobilitazione. Un grido di allarme che si intreccia fortemente anche con le note scalate societarie. Una società passata in pochi anni da una gestione pubblica ha una privata (molto intraprendente e discutibile), grazie alle scelte compiute dalla Regione Veneto di rompere il patto di sindacato che la legava agli altri enti pubblici (Comune e Provincia). Su questa vicenda come si sa pende un ricorso al Tar del Veneto dal quale dipenderà il futuro della gestione e della governace dello scalo veneziano. Un chiarimento opportuno e doveroso per stabilirne in primo luogo la legittimità, di una scelta, che ai più appare illegittima. Un dubbio più che giusto, visto che si tratta di una operazione finanziaria fatta da un ente pubblico, attraverso una sua controllata (Veneto Sviluppo) di cedere quote pubbliche senza un preventivo parere dell'Assemblea Regionale e forse dello stesso Cda? Un aspetto politicamente e istituzionalmente rilevante tanto è vero che pendono una serie di interrogazioni Regionali e Parlamentari. Ricordiamoci che stiamo parlando di una società istituita da una legge dello Stato nella quale i soci pubblici (Regione, Comune e Provincia) legati da un patto di sindacato ne costituivano la maggioranza della stessa. Tutto questo è stato messo in discussione da una decisione unilateralmente assunta dalla Regione Veneto sulla quale come si è detto pende opportunamente un ricorso. L'ironia fatta di recente dal Presidente di Save sulle vicende legali puntualmente "perse" dai promotori pubblici, sono apparse come una ulteriore sfida, che la dice lunga sui già precari rapporti con i soci pubblici. Qui c'è in gioco non solo l' interesse pubblico cosa assai rilevante in se, ma il futuro di uno fra i più importanti Aeroporti Italiani, costruito quasi interamente con soldi dei contribuenti, gestito ora da privati. È paradossale che nel mentre si contesta la gestione dello scalo veneziano da parte di uno o più privati che si sono per così dire "impossessati" di un bene pubblico e che nella sostanza fino ad oggi hanno "ostacolato" i progetti dell'Amministrazione, siano al tempo stesso essi i nostri interlocutori? Mi riferisco principalmente ai progetti fermi in Regione sulla area vasta di Tessera (nota come quadrante di Tessera) dove sono previsti fra l'altro il tanto atteso Stadio che ha Regione non approva forse perché non graditi all'attuale Presidente di Save nonché grande alleato. Non si capisce perché questi progetti, fra l'altro già approvati dalla precedente Amministrazione Comunale, debbano ottenere diciamo così il "consenso" del dott. Marchi? Capisco l'interesse di Save per quei terreni dove sorgeranno parte delle opere contemplate dai progetti, ma non possiamo come Amministrazione pubblica perdere ancora del tempo prezioso, alla ricerca di un accordo con un soggetto privato che contestiamo e delegittimiamo attraverso le azioni legali. Vi sono responsabilità politiche ed istituzionali ben chiare che vanno pubblicamente denunciate, le uniche che impediscono lo sviluppo dell'area di Tessera e alle quali compete deliberare. Ritengo contradditorio e inopportuno in questa situazione, qualsiasi ipotesi di cessione di quote pubbliche da parte del Comune e della Provincia di Venezia.