Diciamoci le cose come stanno: senza una convergenza politica e programmatica con l’Udc in ambito locale, il rischio di perdere altre amministrazioni di centrosinistra, soprattutto nel Nord d’Italia appare inevitabile, persino in quelle ritenute un tempo roccaforti inespugnabili. Questo è quanto emerge dai sondaggi di queste settimane e di questi giorni, i quali concordano in una netta flessione del Pd e la conseguente non conferma di molte giunte di centrosinistra, ivi compresa la Provincia di Venezia. Una probabilità politicamente plausibile se guardiamo l’andamento politico generale del paese, vista la sostanziale fiducia degli italiani verso il governo nazionale di centrodestra e del suo leader. Pensare che questo non abbia un suo trascinamento mediatico e psicologico anche in ambito locale sarebbe da ingenui, oltre che una grave sottovalutazione politica. Quindi una partita politica che va ben oltre le vicende locali, perciò non sarà un giudizio legato alla qualità e alla quantità delle cose fatte sul piano locale, ma ad un clima politico generale. In questo momento dobbiamo registrare e constatare (vedi le ultime elezioni Sarde nonostante un ottimo candidato) che il vento non ci è favorevole (anche grazie ai nostri errori), questo ci vede indurre a rivedere e a ripensare a nuove aggregazioni politiche e guardare ad altri soggetti sociali, ma soprattutto a nuove e più equilibrate alleanze politiche. Tanto più che in questa tornata elettorale amministrativa rispetto alle precedenti, il centrodestra si presenta ovunque compatto fin dal primo turno e questo può agevolare una loro possibile vittoria già al primo turno in molti comuni e provincie italiane. Dall’altra parte non mi sembra vi siano altre soluzioni dinanzi a noi se non quella di subire una generale sconfitta dalle conseguenze negative per l’intero Paese. Non credo che sia casuale se in questi giorni importanti esponenti del centrosinistra veneto e veneziano dibattono pubblicamente del così detto “Modello Trentino”, indicandolo chiaramente come una soluzione da adottare e da estendere in tutto l’asse Lombardo-Veneto, dato che appare l’unica via vincente per conquistare il voto moderato che male sopporta le stravaganze inconcludenti di una alleanza con la Lega Nord.
Questo mi fa dire che serve però un partito che sia realmente espressione del territorio e non una casta di burocrati accentratori e centralisti che pensa soltanto a salvaguardare e tutelare le proprie rendite di posizione, per dirla con il sociologo Aldo Bonomi occorre una “territorializzazione della forma partito”quello che sostanzialmente è il modello vincente del Trentino.