Il problema sollevato da alcuni cittadini di Venezia insulare riguardo la possibilità , in sede di restauro della propria abitazione, di sostituire i vecchi “scuri” di legno con nuovi fatti con materiali plastici (che richiedono pertanto poca manutenzione e sono esteticamente e esteriormente identici a quelli di legno), merita un analisi approfondita .
Il problema sorge da indicazioni del regolamento edilizio ma non trova soddisfazione quanto a reali esigenze, ne tanto meno è supportato da una rigida presa di posizione del Comune a tutela di materiali più nobili, il legno, e sicuramente legati alla tradizione.
Come si spiegano altrimenti le imbarcazioni da lavoro e da diporto in vetroresina e/o ferro, i pali di ormeggio, i portoncini blindati delle case, le grondaie in plastica, le fioriere in plastica, e via dicendo? L’elenco di materiali che via, via nel tempo hanno sostituito quelli tradizionalmente usati a Venezia è lunghissimo e trova motivazioni non solo di carattere economico, (costi più bassi di acquisto ma soprattutto di manutenzione) ma anche, sembra strano, di carattere ecologico.
Recenti studi hanno analizzato gli elementi inquinanti che si depositano sul fondo dei canali veneziani e dall’analisi e dalle deduzioni finali di questi studi emerge che sono da privilegiare i materiali che meno rilasciano sostanze nell’ambiente (e tra gli inquinanti ci sono pure prodotti per la conservazione del legno!). A pag.162 del volume ATLANTE DELLA LAGUNA, Venezia tra terra e mare. Ed. Marsilio , si legge:
“…..un altro contributo di inquinanti deriva dal dilavamento delle superfici pavimentate e dei tetti, che riverifica con le precipitazioni. La rete dei canali, la cui superficie costituisce non più del 10% dell’intera superficie urbana, raccoglie in questo modo inquinanti che provengono dalla deposizione atmosferica, dallo sgretolamento degli edifici e dalla corrosione delle strutture metalliche dell’intera città”…si indicano poi atre cause inquinanti…. “..infine, il traffico acqueo produce inquinamento attraverso la combustione del carburante, ma anche a causa del consumo delle vernici protettive delle imbarcazioni”.
La relazione scientifica elenca quindi tutti gli inquinanti riscontrati che si depositano poi sul fondo (tra cui cadmio, arsenico, mercurio, piombo) e che emergono dai carotaggi effettuati sui canali di Venezia a seguito degli scavi eseguiti da Insula.
“La gestione dei sedimenti inquinanti è generalmente difficile… per questa ragione,…sono stati sviluppati e perfezionati, in ambito internazionale, differenti criteri di indagine allo scopo di stabilire la natura ed il grado di contaminazione dei sedimenti”. Si evidenzia inoltre che “ ..i valori di concentrazione riscontrati sono simili- e in alcuni casi superiori- a quelli determinanti nei sedimenti delle aree a basso fondale adiacenti la zona industriale di Porto Marghera , che sono comunemente considerati i più inquinati della laguna veneta” …. “ Le specie metalliche derivano da batterie, apparecchi elettrici, da prodotti per la conservazione del legno,….”
L’ analisi degli inquinanti conclude poi .. “ Per ridurre ulteriormente d efficacemente l’inquinamento prodotto dalla città è necessario intervenire su tali sorgenti, sia proseguendo il controllo sugli scarichi (come previsto dalla L . 206/95), sia con ‘impiego di materiali più eco-compatibilità questo particolare contesto urbano, dall’edilizia, ai trasporti, fino all’ambito commerciale e domestico”.
Con questo non si intende certamente affermare che le materie plastiche sono più ecologiche del legno, giammai!, quanto piuttosto il fatto che eventuali pregiudizi su questo materiale applicato all’edilizia, sono infondati rispetto all’impatto ambientale. Se a questo riconosciamo che esteticamente non appaiono differenze tra i gli “scuri” costruiti con materiali plastici e quelli tradizionali in legno, non possiamo che chiedere che siano rimossi questi vincoli rispetto al loro utilizzo.
(concentrazione sedimenti elementi tossici nei canali della laguna)