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Partito Democratico - Il punto di vista di Claudio Borghello

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Vi è un dato che parla da solo: il numero di sbarchi di stranieri nel corso dell’ultimo anno (non solo) a Lampedusa.
Un dato in costante aumento, nonostante i miliardi regalati alla Libia per fermare l’esodo verso l’Italia.
Se l’immigrazione è ancora interpretata come fenomeno emergenziale viene da sé che la risposta del legislatore non può essere strutturale ma provvisoria e tarata su risorse e provvedimenti a scadenza.
L’immigrazione in Italia è già cambiamento culturale e sociale, con anche le ricadute su sicurezza e clandestinità.
Non si può quindi organizzare lo Stato considerando l’immigrazione solo emergenza, considerando tutti gli immigrati uguali, il lavoratore che paga le tasse come il delinquente importato.
Questo invece sembra essere l’atteggiamento dominante e l’immigrato viene considerato colpevole a prescindere, quasi colpevole di esistere.
Il riferimento ai contenuti del DDL c.d. “sicurezza” che il Parlamento voterà sono ovvi, ma questi mi preoccupano meno del metodo con cui si affronta la discussione: senza un confronto vero e consapevole e con la richiesta del governo, per l’ennesima volta, del voto di fiducia.
Mi chiedo se l’immigrazione possa essere trattata così, terreno di scontro politico oppure se debba essere considerata piuttosto come frontiera politica da raggiungere tutti insieme. Come si può non capire che la società del futuro sarà necessariamente multietnica e globale e che è necessario concorrere a questa visione realisticamente?
Non è con gli slogan che si affronta questa trasformazione epocale, non è con scelte discriminanti che si risolve il problema della convivenza e non è con la sola tolleranza che si governano i conflitti.
Venezia ha sempre anticipato i problemi che l’evoluzione della società ha portato governando processi sociali importanti. Anche in questo caso Venezia può diventare terreno di confronto e proposta, analizzando quanto ci propone la società e soprattutto comprendendone l’evoluzione.
Dopo più di un decennio quindi non subiamo l’emergenza perché l’immigrazione non è solo sbarchi e criminalità, ma guardiamo a una diversa società, con il lavoro, la famiglia, i figli.
Una vera trasformazione sociale e culturale, nel bene e nel male.
Prendiamone atto, qui prima che altrove, e la politica si dimostri matura nel costruire insieme le condizioni per garantire questa nuova società e contrastare chi questa società non la rispetta.

 
 
Pubblicato il 07-05-2009 ore 16:05
Ultima modifica 07-05-2009 ore 16:05
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