Una occasione da non perdere per recuperare la zona della stazione di Mestre.
La localizzazione degli uffici pubblici e dei servizi ai cittadini, implica approfondire delle problematiche complesse e delicate, con risvolti urbanistici che incidono sulla vivibilità di una città. Ne consegue che nel definire l’acquisizione del contenitore, l’aspetto dei costi è importante, ma non tale da determinarne la scelta.
L’accessibilità, invece, dato l’interesse sociale ed il cospicuo numero di spostamenti che vengono generati da questi servizi comunali, è un requisito da ritenere assolutamente determinante nella scelta della localizzazione. In una città composita e vasta come quella del Comune di Venezia, gli uffici comunali dovrebbero essere facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici da tutti i suoi residenti.
La zona, che più di altre risponde a questi requisiti è quella della stazione ferroviaria di Mestre.
Una politica coerente e competente, deve scegliere localizzazioni per i propri uffici che non incentivino l’uso del mezzo pubblico e contribuiscano alla riduzione del traffico.
Alla stazione arrivano il treno, i bus, arriverà il tram ed il sistema ferroviario metropolitano regionale. Non si capiscono, perciò, i motivi che hanno indotto la Giunta a scegliere il capannone di via Ancona che, oltre ad affacciarsi su una strada che ha già grossi problemi di traffico, si trova pure in zona poco servita dai mezzi pubblici.
Portare gli uffici comunali vicino alla stazione ferroviaria, in quartiere Piave, contribuirebbe inoltre alla riqualificazione della zona.
Una Amministrazione Comunale, che ha come obiettivo lo sviluppo di una città armonica, e che proclama di voler incentivare l’uso del trasporto pubblico, deve optare per una collocazione accessibile a tutti i propri cittadini : per gli abitanti di Venezia, Malcontenta, Marghera, Favaro, Dese, Campalto, Zelarino, Chirignago, Asseggiano e Gazzera. Inoltre può approfittare di queste opportunità per riqualificare zone della città colpevolmente lasciate nell’abbandono tipo quella attorno la stazione di Mestre.
L’attuale crisi del mercato immobiliare, unita alla possibilità di stipulare accordi di programma con privati o con altri enti, tipo le Ferrovie dello Stato, dovrebbe favorire il formarsi di iniziative per la costruzione di nuovi contenitori a costi favorevoli.
Non dimentichiamo che l’Amministrazione Comunale può deliberare nuove opere pubbliche.
Se il Comune di Venezia delibera la costruzione di un volume, l’impegno finanziario si limiterebbe ai soli costi di costruzione e 22 ML di €. sarebbero salutari al mercato dell’edilizia.
Il contenitore dei nuovi uffici comunali potrebbe essere appositamente progettato, con distribuzioni interne igienicamente adeguate, sia per il personale che per gli utenti, costi di costruzione controllati, ed impianti a basso consumo energetico per abbattere i costi di conduzione.
Perché non cogliamo l’occasione per costruire un ponte strutturale sopra la stazione che unisca Mestre a Marghera e contenga gli uffici comunali?
Perché tutta questa fretta nel scegliere un capannone in una zona così poco opportuna, su un contenitore che non è sufficiente per ospitare la totalità degli uffici tecnici, che dovrà essere adattato e poco si presta a garantire standard igienici adeguati, la cui funzionalità è dubbia e su cui non è stato eseguito un accurato progetto per il risparmio energetico.
Cui prodest ?
La lettura della copiosa “Rassegna Stampa” riguardo allo scandalo scoppiato sugli intermediatori immobiliari del capannone, forse, può essere illuminante.
Immaginiamo……………….e perciò non comprendiamo, perché anche per una, opportunità in questi casi, questione etica, si sia proceduto con tale scelta.
Costruiamo, invece,“una grande città”. Non facciamo scappare anche questa occasione.
La terraferma di Venezia merita di più.
ing. Valerio Lastrucci
Italia dei valori