L’abbandono del PD da parte di Rutelli e la sua probabile confluenza con l’UDC di Casini riapre il dibattito sul “Centro”, la sua natura e la sua funzione. A questo punto ci sono due modi di fare il “Centro”. Da una parte, il compromesso, la prassi che prende il posto dei principi e degli ideali, un partito senza filosofia e senza religione come punto d’incontro neutro generato dall’affievolirsi di due spiriti. Una aggregazione senza grandi passioni che promette un benessere tranquillo e persuade al sonno e che vive prevalentemente sull’inadeguatezza degli altri partiti. In questo scenario etico e socio-politico così decadente che fine hanno fatto i cattolici? Questo bipolarismo ha fallito. Senza andare alla ricerca delle cause storiche, culturali e politiche sono sufficienti poche considerazioni.
L’insuccesso del recente referendum sul “bipartitismo” e la constatazione che dinanzi ad un bipolarismo “forzato” c’è una realtà politico-elettorale che non vi si riconosce: l’8 per cento di Di Pietro, il 6 per cento di Casini, il 7 per cento delle sinistre, il 10 per cento della Lega. Ovvero circa il 32 per cento dei voti espressi cui si deve aggiungere almeno un 10 per cento di astensioni maturate in questi ultimi anni. Ma con un 42 per cento del corpo elettorale che non si sente rappresentato dai due maggiori partiti, come è possibile sostenere che il “bipolarismo è oramai entrato nella coscienza politica degli italiani”?
Ma allora, che fanno i cattolici oltre ad aderire un po’ qua e un po’ là condannandosi, così, alla insignificanza politica?
Naturalmente la libertà di opzione politica rimane un punto fermo e non consente progetti per il rilancio del “partito dei cattolici”.
Così come resta indiscutibile la tradizione laica del cattolicesimo politico che non significa, però, indifferenza o neutralità di fronte ai nostri valori di riferimento. C’è però un fermento nuovo e diffuso: crescono nel territorio iniziative sociali, civili e politiche che si rifanno a quei valori.
I cattolici, espulsi o autoesclusi dalla politica, tornano all’impegno sociale e politico, alle iniziative ispirate al principio di sussidiarietà e alle espressioni del popolarismo sturziano. E cercano uno sbocco di rappresentanza che dia loro voce. Che fare? “C’è bisogno di un nuovo impegno politico e sociale dei cattolici: necessario un coordinamento permanente dei movimenti, delle associazioni e dei gruppi di ispirazione cattolica”. C’è bisogno di riscoprire la presenza della testimonianza cristiana in un nuovo impegno politico e sociale nella prospettiva del bene comune per la ricostruzione morale e materiale dell’Italia.
Credo che stiamo vivendo una situazione in cui è necessaria una iniziativa per il rilancio del popolarismo cattolico e in questo contesto ALLEANZA di CENTRO per la Libertà sta facendo passi da gigante.