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Partito Democratico - Il punto di vista di Roberto Turetta

Logo Non si può più rimandare il nodo della governance e della manutenzione della città

 

   Sfogliando il piano investimenti del bilancio di previsione 2008, la prima cosa che balza agli occhi è la sfilza di soggetti che, a diverso titolo, sono destinati a realizzare opere tramite autofinanziamento (diretto o indiretto), comunque a carico delle casse comunali.

   In primis, ovviamente, la direzione Progettazione ed Esecuzione Lavori dei Lavori Pubblici, quindi le diverse direzioni delle Municipalità, INSULA per la manutenzione e le opere diffuse in Centro Storico, Edilvenezia - patrimonio residenziale ed altro - , ASM - piste ciclabili, parcheggi, strade e marciapiedi -, ARTI - manutenzioni ed opere scolastiche -, PMV - tram e relative opere d'arredo, nuovi piazzali e imbarcaderi a Venezia e Lido -, VESTA - manutenzione verde e scoperti scolastici.

   Si tratta di otto soggetti che organizzano le opere e la manutenzione della nostra città, indebitando ora direttamente il Comune di Venezia (Direzione LL.PP. e Municipalità), ora indirettamente sempre il Comune (perché le società faranno il mutuo ma le esposizioni le paga e le garantisce di fatto sempre l'Amministrazione Comunale. E tutto questo a dispetto degli infiniti discorsi su quanto Venezia spenda da sempre al di sopra delle sue possibilità, tanto più ora, da quando la stragrande maggioranza dei fondi per la Legge Speciale vengono drenati dal Mo.SE.

   Mai come adesso è necessario che la politica faccia una scelta definitiva e che permetta a questa città di uscire da questo cul de sac nel quale ci siamo cacciati. Con trasferimenti dallo Stato diminuiti, con alienazioni di beni ormai allo stadio terminale, con l'impossibilità di aumentare gli introiti da oneri di urbanizzazione senza controllare a dovere la tenuta idraulica della nostra città, con il patto di stabilità da rispettare è assolutamente improrogabile risolvere questo nodo fondamentale per ridare fiato all'azione amministrativa.

   Diverse società nate in epoche di "vacche grasse" (ma siamo sicuri che fossero nate solo per quello?) ora rispondono all'esigenza di dribblare l'indebitamento diretto che non è più possibile oltre una certa soglia con il patto di stabilità, ma, allo stesso tempo, ipotecano spese strutturali ed aspettative di professionalità che, in questo contesto, cominciano a minare il sistema: di fatto il sistema Venezia è prossimo al collasso.

   Ovviamente la prima esigenza è  ricalibrare la spesa in base alle effettive possibilità e non in base alle aspettative, anche a costo di sviluppare in modo sempre più innovativo i progetti di finanza ed altre tipologie di sinergie coi privati, ma ormai  - e comincia ad essere già tardi - è soprattutto necessario razionalizzare le risorse comunali e delle società coinvolte nella Governance per stabilire "chi fa cosa" e, se è il caso, che qualcuno non faccia più il doppione di quello che può fare benissimo un altro - magari unico - soggetto.

   Sia chiaro, il problema non è la solita paranoia di qualche Consiglio di Amministrazione da sfoltire. Quello a cui bisogna porre attenzione è proprio la tenuta di un sistema endemico che disordinatamente non può proseguire a fare indebitare l'Amministrazione Comunale, avendo società che si strutturano con personale che poi, legittimamente , arriva ad avere aspettative di garanzia similari a quelle dei dipendenti del Comune  con prerogative di stipendio da mercato privato e che, alla fine, magari rischiano di far costare le opere e le manutenzioni ancor più di quanto non costerebbero con la gestione diretta. 

   Ci sentiamo ripetere, ormai da molto tempo, che l'Amministrazione Comunale sta procedendo a ridurre il numero di società tramite fusioni/incorporazioni, ma questo segnale stride e va sicuramente in contraddizione con l'elenco degli enti che intervengono nel bilancio: c'è da fare una scelta, politicamente dolorosa e in controtendenza rispetto alle aspettative di qualcuno, sulla programmazione e sul controllo tecnico da parte dell'Amministrazione Comunale che deve decidere se queste vanno delegate alle Municipalità o restano - interamente - in mano alla direzione dei Lavori Pubblici. Così come non è ammissibile l'uso contemporaneo di diverse teste che, in piena reciproca autonomia e poco integrandosi, creano contraddizioni insite nella macchina comunale come sta accadendo fra i LL.PP. e la viabilità. Le contraddizioni dei ruoli personali e politici dei livelli istituzionali non può continuare a minare la macchina amministrativa e tecnica.

   Va decisa, una volta per tutta, quale strategia operativa dare per le manutenzioni e le opere al sistema di governance di cui Venezia è dotata.

   Proseguire senza queste scelte, ad oltre metà di questo mandato amministrativo, significa condannare la città ad un futuro di immobilismo.

   Figuriamoci se poi cominciamo ad alzare lo sguardo dalle manutenzioni e dalle opere e ragioniamo sui servizi! Basti pensare ai costi che dovrà (farci) affrontare Venis per l'investimento nel WI-FI, a quelli di AMES per i servizi socio-educativi, ecc.…

 

         Insomma o ci si ferma a pensare e decidere subito o, presto, - ma, a quanto pare sta già accadendo, - ci verrà presentato un conto troppo salato, anche per una città come Venezia dove per certi politici "i soldi non sono un problema"!

 

 

Roberto Turetta

Consigliere Comunale PD

 
 
Pubblicato il 13-03-2008 ore 00:00
Ultima modifica 11-01-2009 ore 00:07
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