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Partito Democratico - Il punto di vista di Roberto Turetta

Logo Un progetto per Mestre

 

Alla ripresa dei lavori, a settembre, Ca' Farsetti dovrà affrontare una priorità tematica quanto mai strategica, quella del cuore di Mestre. E dovrà farlo ragionando necessariamente su due livelli di priorità.

Il primo livello riguarda l'andar oltre la schizofrenica frenesia amministrativa che, negli anni passati, ma anche i8n tempi recentissimi, se non addirittura odierni..., ha portato a studiare, ripetutamente, soluzioni plausibili e prospettive ambiziose, destinate a rimanere, troppo spesso, pratiche inevase o progetti inapplicati. Il risultato è che, a tutt'oggi, a Mestre ci si trova una sfilza di edifici e/o spazi acquisiti dall'amministrazione comunale assolutamente sottoutilizzati, da Villa Ceresa al Contemporaneo fino al Candiani, solo per fare alcuni esempi, o per i quali si continua a rimandare qualsiasi possibilità di utilizzo vero e duraturo. L'amministrazione attuale ha il compito di superare questa empasse, razionalizzando, una volta per tutte, le idee ed i progetti che, ad ogni cambio d'assessore (ma, spesso, anche a causa della difformità di idee, fra assessori della stessa Giunta), finiscono nel dimenticatoio. E deve dare, senza indugi, ordine e raziocinio al patrimonio comunale affinchè siano definite le sedi dei servizi e gli spazi per le attività. Per quanto interessante appaia il dibattito sviluppato, in tal senso, sulle pagine dei giornali, dai singoli assessori, preoccupa non poco la carenza di collegialità e di univocità, nel comunicare all'esterno quale sia il progetto dell'attuale Giunta Cacciari.

Se è pur vero che si parla da decenni dell'acquisto di molte sedi (ex distretto via Poerio, ex caserma Pascoli, Villa Erizzo,etc.), è altrettanto vero che, mai come in questi ultimi mesi, il refrain della carenza di risorse a bilancio e della difficoltà di gestione delle diverse attività è diventato il denominatore più rimarcato. Si sa che le risorse, per Venezia, non rappresentano quasi mai un problema, mentre gli stanziamenti, per Mestre e la terraferma, finiscono per diventare, quasi sempre, ostacolo insormontabile. Figuriamoci, poi, se non risulta chiaro e lampante il carattere schizofrenico con cui si rischia di affrontare le soluzioni. Alcune acquisizioni, infatti, sono auspicabili perchè mirano a risolvere atavici problemi di strutture - leggasi Villa Erizzo, per il polo bibliotecario comunale (anche se qualcuno dovrà dirci che fine ha fatto il progetto della biblioteca in Villa Querini). Per altre, invece, penso non si possa prescindere da una riflessione sul panorama patrimoniale attuale e su quello in divenire. Ad esempio, perchè cercare, come forsennati, di costruire nuove cubature quando, fra pochi anni, sarà disponibile l'area strategica dell'Umberto I°? O, meglio ancora, perchè incaponirsi nella ricerca di luoghi atti ad ospitare produzioni culturali, quando esistono concrete potenzialità in Forte Marghera, già acquisito e perfettamente posizionato fra il polo universitario e l'accesso al Parco di San Giuliano?

Sinceramente spero che questa amministrazione riesca a trovare collegialità e volontà nell'individuare le priorità: ma, di solito, le priorità vanno inserite, in maniera definita, in un progetto. E in un'idea di città che, in questa fase, viaggia un po' troppo "sotto coperta" e che non ha ancora sufficientemente coinvolto la comunità e le Municipalità che potrebbero fungere da autentico volano dell'idea stessa. A patto che il progetto ci sia, s'intende.

Il secondo livello di priorità riguarda l'obiettivo sociale e culturale, per Mestre e per la terraferma, di dare un'anima al suo cuore. Chiaramente questa responsabilità non è solamente della politica e dell'amministrazione. Comunque, un'amministrazione che, davanti a sé, ha un intero mandato, deve avere il coraggio di dialogare e di confrontarsi e non può esimersi dal fare delle proposte e dal decidere. E, quando dovrà decidere, non dovrà, per nessun motivo, farlo al ribasso. Non si può trattare il futuro del Candiani alla stregua di una sgradita gatta da pelare, da affibbiare a qualcuno (in questo caso, con l'Asac alla Biennale che, peraltro, non sembra estremamente convinta di voler condividere questa operazione). Non possiamo affrontare l'acquisizione di edifici, dove inserire uffici, senza avere chiaro, in mente, un piano di ridisegno di come andranno collocati i diversi servizi dell'amministrazione comunale. Nè continuare a tarpare le ali alla vocazione contemporanea naturale che ha una città come Mestre e come il resto della terraferma. Non possiamo continuare a rimanere sordi alla richiesta di luoghi, atti alla produzione culturale, senza renderci conto che questi luoghi esistono. Basta spalancare gli occhi e razionalizzare quel patrimonio - ed è veramente tanto, confrontato a pochi anni fa! - che già è stato acquisito o è in via d'acquisizione.

Spero ci sia la volontà, da parte di tutte le forze politiche, di ritornare ad ascoltare la città e a dialogare con i suoi protagonisti e con le sue associazioni. Confido che l'amministrazione comunale abbia il coraggio di prendere delle decisioni, ostruendosi le orecchie con tanta buona cera d'api per non farsi irretire dalle Sirene di oggi, che potrebbero portarci al paradosso di avere tanti metri quadri sui quali far passeggiare i dipendenti comunali, senza che siano stati raggiunti i necessari standard di efficacia ed efficienza. O, peggio ancora, che potrebbero portare ad avere ulteriori spazi vuoti e senza attività, testimoni di una storia recente, ma senza l'anima di un cuore cittadino che vuole pulsare e che, a dispetto della sua classe dirigente (che è ben più ampia di quella meramente politica), è riuscito a tenersi in vita fino ad oggi.

 
 
Pubblicato il 07-09-2005 ore 00:00
Ultima modifica 10-01-2009 ore 23:33
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