Seduta del 02-07-2009 ore 10:30
Consiglieri componenti la Commissione: Sebastiano Bonzio, Claudio Borghello, Giuseppe Caccia, Cesare Campa, Giampietro Capogrosso, Felice Casson, Antonio Cavaliere, Saverio Centenaro, Franco Conte, Paolino D'Anna, Anna Gandini, Giacomo Guzzo, Valerio Lastrucci, Alessandro Maggioni, Alberto Mazzonetto, Maria Paola Miatello Petrovich, Jacopo Molina, Ezio Oliboni, Vittorio Pepe, Giorgio Reato, Raffaele Speranzon, Silvia Spignesi, Fabio Toffanin, Giuseppe Toso, Diego Turchetto, Fabiano Turetta, Roberto Turetta
Consiglieri presenti: Sebastiano Bonzio, Claudio Borghello, Cesare Campa, Giampietro Capogrosso, Antonio Cavaliere, Saverio Centenaro, Franco Conte, Paolino D'Anna, Anna Gandini, Giacomo Guzzo, Alberto Mazzonetto, Maria Paola Miatello Petrovich, Jacopo Molina, Ezio Oliboni, Silvia Spignesi, Fabio Toffanin, Giuseppe Toso, Roberto Turetta, Ivano Berto (sostituisce Vittorio Pepe), Tobia Bressanello (sostituisce Giorgio Reato), Bruno Lazzaro (sostituisce Felice Casson), Carlo Pagan (sostituisce Fabiano Turetta), Piero Rosa Salva (sostituisce Alessandro Maggioni), Alfonso Saetta (sostituisce Raffaele Speranzon)
Altri presenti: Assessore Sandro Simionato, Direttore Luigi Gislon, Direttore dipartimentale Sandro Del Todesco Frisone, Responsabile servizio Paola Sartori
Ordine del giorno della seduta
Alle ore 10.46, la Presidente della III^ Commissione Consiliare Maria Paola Miatello, constatata la presenza del numero legale dichiara aperta la seduta, sottolineando l’opportunità di un incontro con la V^ Commissione Regionale sul provvedimento della non autosufficienza. Quindi chiede ai Consiglieri se sono interessati al sopralluogo, proposto dal Consigliere Salviato, presso la Casa Famiglia San Pio X alla Giudecca. Dopodichè da la parola all’Assessore Simionato in merito all’ordine del giorno
SIMIONATO spiega che il lavoro per la predisposizione della proposta di deliberazione in oggetto non è stato elaborato a tavolino e si è protratto nel tempo, con il contributo delle Municipalità. A loro poi sono state delegate una serie di competenze mentre alcune sono rimaste in capo all’Assessorato. Il documento è frutto anche di una sinergia con l’ULSS e con altri enti territoriali
MIATELLO chiede quali soggetti sono stati coinvolti oltre alle Municipalità
SARTORI precisa che il documento è un progetto partecipato, frutto di un lavoro di raccolta. Sono stati sentiti i vari Enti interessati e le Associazioni. E’ composto da 4 allegati ( due Piani di Orientamento Progettuale e due Regolamenti). Il Piano di Orientamento Progettuale per la predisposizione e gestione dei Progetti di separazione temporanea dei minori dalla famiglia e di riunificazione familiare ha il compito di tutelare i diritti dei minori. Se dopo aver supportato la famiglia in caso di difficoltà non ci sono più rimedi bisogna optare per una separazione. La separazione del minore dalla famiglia deve essere comunicata ai genitori e deve essere sempre attivata come misura temporanea. L’intervento viene effettuato da un gruppo di operatori e dall’equipe del servizio sociale istituzionalmente competente. Il progetto di separazione temporanea del minore deve favorire il suo rientro alla famiglia di origine.
Il Piano di Orientamento Progettuale disciplina la predisposizione degli interventi di protezione e tutela in condizioni di emergenza del minore . Il minore viene a trovarsi in condizione di emergenza quando si trova esposto ad un grave pericolo per la sua salute psico – fisica. E’ necessario che ogni servizio sociale istituzionalmente competente formalizzi un Piano di gestione delle emergenze che preveda le procedure da adottare in caso di necessità. Tale piano individua un Responsabile cui compete la tenuta dei rapporti con i diversi soggetti istituzionali coinvolti, Forze dell’Ordine, Tribunale per i Minorenni, scuola. Anche ogni Municipalità deve avere un suo piano di emergenza. L’evoluzione delle norme in materia ed il passaggio di competenze alle Municipalità hanno poi reso necessario la stesura di due Regolamenti. Il Regolamento “ Affidamento Familiare” disciplina i principi e le modalità cui devono uniformarsi la gestione, l’erogazione e l’accesso all’affidamento familiare rivolto ai minori residenti e alle loro famiglie. L’affidamento familiare può essere di tipo eterofamiliare, quando il minore viene collocato al di fuori della sua famiglia d’origine, e di tipo intrafamiliare quando il minore viene collocato presso parenti entro il 4° grado. Quindi spiega l’art.6 ( diritti e doveri delle famiglie d’origine e affidatarie) e l’art.8 ( contributo economico e assicurazione). Sono stati rivisti i parametri per l’affidamento ed ogni anno viene riadeguata l’ISTAT. Nel 2008 sono stati separati 30 bambini. Al 30 giugno i minori in affido erano 152, di cui 76 residenti nel Comune di Venezia e 76 minori stranieri non accompagnati
SIMIONATO sottolinea che esiste un problema di destrutturazione della famiglia, in quanto è venuta meno la surroga della famiglia parentale
GANDINI chiede se tra i 30 bambini separati dalla famiglia ci sono state delle adozioni
SARTORI risponde che i minori prima stanno in affido e poi semmai vanno in adozione. Ma l’obiettivo non è quello dell’adozione.
Alle ore 12.00 esce la Consigliera Spignesi
CAMPA chiede qual è la differenza tra affidamenti residenziali e diurni
SARTORI risponde che l’affidamento è residenziale quando il minore vive stabilmente con gli affidatari, mentre è diurno quando il minore trascorre solo parte della giornata con gli affidatari e la sera torna nella sua famiglia. Sottolinea che le famiglie affidatarie devono essere aiutate nella loro funzione di sostegno ma facendo capire loro che i bambini non sono in adozione
CAMPA chiede se per i minori stranieri non accompagnati ci sono altre strutture di accoglienza oltre alle comunità
SARTORI risponde che i minori vengono inseriti nelle comunità di accoglienza per varie ragioni. Ma se i bambini hanno meno di 6 anni devono andare in una famiglia o in una comunità familiare
CAMPA chiede il costo in comunità
SARTORI risponde che il costo ammonta a circa 80 euro
GISLON informa che nel 2009 c’è l’obiettivo di portare la retta da 80 Euro a 60 Euro. Fa presente che l’affidamento avviene comunque secondo l’età del minore
CAMPA chiede se ci sono in lista d’attesa Famiglie Affidatarie. Chiede che tali famiglie vengano convocate in Commissione per un’audizione
Alle ore 11.37 esce il Consigliere Molina
CONTE chiede un prospetto dei costi in merito ai servizi privato- sociale e pubblico – sociale. Domanda inoltre quanto viene ad incidere il problema della disabilità. Ha dei dubbi sulla sussidiarietà delle Municipalità e ritiene sia meglio puntare sul mondo associativo
BERTO chiede se finora sono state seguite delle linee guida. Auspica un’uniformità di comportamenti da parte dei soggetti preposti all’affidamento dei minori
SIMIONATO fa presente che ora si occupano dell’affidamento 7 Direzioni, perciò in materia c’è una maggiore tutela
SARTORI precisa che non c’è una totale omogeneità nelle decisioni dei soggetti coinvolti nell’affidamento
BERTO sottolinea che in mancanza di omogeneità di decisioni la cosa è preoccupante. Nota che rispetto al 2008 è aumentato il trend di affidi, ma c’è difficoltà ad ampliare il numero delle famiglie affidatarie. Chiede quanti minori hanno trovato una sistemazione all’interno delle famiglie e quali sono i tempi di attesa per l’affido
OLIBONI chiede quanto personale l’organico prevede per gli interventi a favore dei minori e quanto si viene a spendere per ogni minore ( costo lavoro) . Chiede inoltre se vengono effettuati dei controlli periodici per verificare la situazione dei minori
CAPOGROSSO chiede quali requisiti si richiedono alle famiglie affidatarie e come avviene il feed-back. Chiede inoltre con quali criteri viene scelto il personale all’interno delle comunità e come viene valutato. Trova che ci sia una grossa differenza tra l’affido familiare e le comunità. Domanda quanto vengono a costare i gruppi appartamento
SARTORI fa presente che qualora venissero valutati inadeguati i parenti, non sempre la famiglia affidataria è la scelta più opportuna, in quanto un affido familiare è tecnicamente più complesso perché richiede un progetto articolato. Perciò di fronte a situazioni in cui le famiglie affidatarie non riescono ad ottenere l’affidamento diventa più facile fare progetti affidatari in comunità. Le famiglie affidatarie poi devono fare un percorso preparatorio, perché hanno l’obbligo di rapportarsi anche con la famiglia del bambino. La valutazione di tali famiglie viene fatta dal centro per l’affido. Informa che non esiste nessuna Associazione di Famiglie Affidatarie. Quest’ anno c’è stato un avvio di 26 nuove Famiglie . Nel 2006 le persone che si occupavano degli affidamenti erano 52 ora sono di più
CAMPA chiede se esiste una forma di prevenzione nei confronti dei minori disagiati
SIMIONATO risponde che è necessario sensibilizzare maggiormente la cittadinanza in merito al tema dei minori
Alle ore 12.35 esaurito l’ordine del giorno la Presidente dichiara sciolta la seduta
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