nr. d'ordine | nr. protocollo | data pubbl. | proponente | data protocollo |
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1589 | 6 | 28/01/2009 | Raffaele Speranzon |
03/02/2009 |
Venezia, 28 gennaio 2009
nr. ordine 1589
n p.g. 6
Al Sindaco
Al Presidente del Consiglio comunale
Ai Capigruppo consiliari
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Generale
Oggetto: Giorno del Ricordo
Il Consiglio Comunale,
VISTO
CHE il Parlamento, il 16 marzo 2004, ha approvato la legge n. 92 che istituisce in occasione del 10 febbraio di ogni anno il "Giorno del Ricordo" per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
PREMESSO
CHE tra il ’43 ed il ’47 sono stati oltre 12.000 gli italiani infoibati perché considerati “etnodiversi” e quindi “indesiderabili”, secondo le definizioni contenute nel manuale della pulizia etnica dell’ex ministro di Tito, Vasa Cubrilovic;
CHE nello stesso periodo sono stati più di 350.000 gli italiani costretti, dal regime comunista jugoslavo, a lasciare la propria terra;
RILEVATO
CHE le case e le proprietà degli esuli sono state confiscate e mai indennizzate;
CHE dopo una spietata “pulizia etnica”, ha fatto seguito anche una sistematica “pulizia storiografica”;
RITENUTO
CHE ricordare gli italiani uccisi nelle foibe e far conoscere a tutti, anche ai più giovani, quali e quanti massacri sono stati compiuti nella Venezia Giulia sia un atto dovuto;
CHE sia dovere delle Istituzioni farsi promotrici di un’azione di riscoperta e divulgazione della “memoria negata”;
CHE debbano essere intraprese iniziative appropriate affinché la vicenda storica della persecuzione, dell’esodo e del genocidio degli italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia trovi adeguato riscontro nei libri di testo, nei programmi scolastici e nelle iniziative didattiche delle scuole e delle Università;
PRESO ATTO
CHE il 1 maggio 2004 la Slovenia è entrata a far parte dell‘Unione Europea e che a Gorizia è stato abbattuto l’ultimo muro di quella “cortina di ferro“ che, per oltre mezzo secolo, ha diviso l’Europa, secondo la logica di Yalta;
CHE è imminente l’ingresso nell’Unione Europea anche della Croazia;
CHE le responsabilità sono sempre personali o dei governi, non dei popoli. Confondere le responsabilità e attribuirle genericamente e indifferentemente ad un’intera popolazione o, peggio, ad un gruppo etnico, significa alimentare la spirale d’odio ed il conflitto rendendolo difficilmente sanabile;
CHE con l’allargarsi dell’Europa, gli odi e i rancori consumati lungo i confini orientali, devono essere superati con l’obbiettivo di costruire sulla tolleranza e l’integrazione, le basi per un continente mai più ferito da guerre fratricide;
CHE essere parte dell’Unione Europea significa far parte di una comunità più ampia, sovranazionale, all’interno della quale ogni stato membro, pur conservando la propria cultura, le proprie tradizioni, il proprio sentimento nazionale patriottico, rispetta gli altri Stati e, a differenza di quanto avveniva in passato, si pone come obiettivo la condivisione, non solo della moneta, ma anche e soprattutto dei valori e dei principi;
CHE è evidente che per ricucire uno strappo tra due popoli divisi da secoli, non bastino semplici dichiarazioni di buona volontà ma sia indispensabile il rispetto delle minoranze e dei diritti civili e la ricerca di una memoria condivisa;
CHE se da un lato pretendere di rimettere in discussione i confini orientali è evidentemente improponibile, dall’altro deve essere chiaro che alcune delicate questioni in sospeso da ormai più di cinquant’anni devono essere seriamente affrontate e risolte;
CHE fra le questioni da affrontare vi sono, prime fra tutte, la restituzione dei beni confiscati ai cittadini italiani al momento dell’esodo, una maggiore tutela delle nostre minoranze rimaste nell’ex Jugoslavia e l’abolizione delle molte restrizioni ancora in vigore, sia in Slovenia che in Croazia, nei confronti dei cittadini italiani e delle nostre iniziative economiche e culturali, ma, soprattutto, il sacrosanto diritto delle famiglie dei “desaparecidos” italiani di conoscere quali sia stata la sorte dei propri cari ed il luogo in cui giacciono le loro spoglie;
CHE nel Comune di Venezia risiedono centinaia di famiglie di esuli istriani, fiumani e dalmati.
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA:
- Alla realizzazione di iniziative relative alla commemorazione del "Giorno del Ricordo", così come previsto dalla legge nazionale n. 92, 30/03/2004;
- Alla realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti organizzati da istituzioni ed enti al fine di conservare la memoria di quelle vicende;
- Alla promozione di iniziative volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario ed artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, sottolineando in particolare il contributo dato in passato e oggi allo sviluppo culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica.
- A favorire il tramandarsi delle tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel Comune.
Raffaele Speranzon
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