nr. d'ordine | nr. protocollo | data pubbl. | proponente | data protocollo |
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596 | 147 | 05/11/2006 | Sebastiano Bonzio |
10/11/2006 |
Venezia, 5 novembre 2006
nr. ordine 596
n p.g. 147
Al Sindaco
Al Presidente del Consiglio comunale
Ai Capigruppo consiliari
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Al Vicesegretario Generale
Oggetto: Il Governo nazionale predisponga con urgenza un nuovo provvedimento che contenga, oltre alla proroga degli sfratti, anche misure concrete di intervento per la risoluzione dell’emergenza abitativa come già previsto nel decreto legge n. 261 del 29 settembre 2006.
Premesso che:
Il problema abitativo nel nostro paese ha ormai assunto le caratteristiche dell’emergenza sociale;
La mancanza di un alloggio dignitoso interessa non solo le classi sociali meno abbienti, ma a causa dell’elevato costo delle abitazioni e dei canoni di locazione, anche le famiglie con redditi medi;
In Italia, nella nostra regione, come anche nella nostra città, l’emergenza abitativa non interessa esclusivamente chi è alla ricerca di un alloggio (giovane coppie coabitanti con i nuclei familiari originari, lavoratori precari che non riescono ad accedere al mercato della locazione; etc.) ma, come in passato, un numero considerevole di famiglie con sfratti esecutivi per finita locazione e, fenomeno di origine relativamente recente, un numero in costante crescita di famiglie con sfratti esecutivi per morosità dovuta, non a condotte irresponsabili e scorrette dell’inquilino, ma al reale impoverimento economico di strati crescenti della società;
gli alloggi sociali nel nostro paese rappresentano solo il 4% dell’intero parco immobiliare (mentre la media europea si aggira attorno al 16%) e che tale consistenza non garantisce il pieno diritto alla abitazione;
Considerato che:
occorrerebbe avviare un piano nazionale casa, consistente nella realizzazione o acquisizione nell’immediato di almeno 50.000 alloggi sociali, necessari per fronteggiare l’emergenza sfratti;
il Governo Italiano aveva predisposto ed approvato il Decreto Legge 29 settembre 2006 n. 261 con lo scopo di contenere il disagio abitativo di particolari categorie di soggetti svantaggiati (anziani, diversamente abili, famiglie con minori a carico e con reddito annuo lordo non superiori alle 27.000 euro), attraverso una proroga degli sfratti sino al 30 giugno 2007, per la piccola proprietà e, sino al 30 giugno 2008, per la grande proprietà;
La mancanza di interventi convincenti in materia abitativa ha comportato, infatti, l’aggravamento della situazione, soprattutto, ma non solo, nelle aree metropolitane, dove si registrano un’elevata concentrazione di famiglie a basso reddito, un numero di sfratti anche per morosità cresciuto in maniera esponenziale, una ridotta offerta aggiuntiva di alloggi pubblici, anche per effetto della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, un’elevata percentuale di immobili non occupati, l’aumento della povertà materiale e immateriale, i processi migratori. A fronte di questo scenario il provvedimento intendeva dare un immediato segnale di discontinuità rispetto al passato, non limitandosi ad un ulteriore intervento di proroga degli sfratti, ma accompagnando la necessaria sospensione con ulteriori disposizioni dirette ad avviare il problema abitativo a soluzione attraverso la predisposizione di programmi di edilizia sovvenzionata ed agevolata da parte dei comuni e l’avvio di un tavolo di concertazione da parte dello Stato per definire un piano nazionale di edilizia residenziale pubblica;
Rilevato che:
in data 25 ottobre 2006 il Senato della Repubblica, su proposta di due Senatori del gruppo di Forza Italia ha approvato un’obiezione di incostituzionalità, obiezioni che si ritengono infondate in quanto il citato decreto prevedeva, in ossequio alla sentenza della Corte Costituzionale n. 155 del 2004 misure congrue che addossano sulla collettività l’onere economico di protezione degli inquilini, alleviando il sacrificio del locatore, e che si realizzano, come per precedenti provvedimenti analoghi, con benefici fiscali a vantaggio dei proprietari, sia da parte dello Stato che, eventualmente, dei comuni (articolo 2). La logica del provvedimento era diversa, perché appunto non si proponeva una mera proroga fine a se stessa, ma una sospensione finalizzata e poi condizionata all’effettivo avvio di programmi per la soluzione del problema abitativo delle categorie interessate. In questo mutato quadro normativo la valutazione della Corte costituzionale sarebbe ben diversa e, in ogni caso, non sono utilizzabili direttamente pronunce riferite appunto a fattispecie normative differenti.
Tale pronunciamento di incostituzionalità del Decreto da parte del Senato, sicuramente utilizzato come elemento di scontro politico, di fatto, provoca un grave danno esclusivamente a quelle famiglie in condizioni di disagio economico ed abitativo, le cui proporzioni come si è detto, sono notevoli;
Tutto ciò premesso:
IL CONSIGLIO COMUNALE DI VENEZIA
Invita il Governo nazionale a predisporre, con urgenza, un provvedimento che contenga oltre alla proroga degli sfratti per un periodo ritenuto congruo, anche misure concrete di intervento per la risoluzione dell’emergenza abitativa, peraltro già contenute nel decreto legge n. 261 del 29 settembre 2006.
Sebastiano Bonzio
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